Anatomia di una caduta
Sembra di essere dentro le pagine di un libro di Durrenmatt, invece è un film per il quale non a sproposito è stata usata la parola capolavoro. Dopo la palma d’oro a Cannes e il reminder alla Festa del cinema di Roma, “Anatomia di una caduta” di Justine Trier finalmente arriva nelle sale italiane con la fama di thriller psicologico – che ci sta, acchiappa ed è un’astuzia pubblicitaria comprensibile contro il rischio che un film con aura di femminismo e suggestioni letterarie potesse allontanare un pubblico che in gran parte non ha mai troppa voglia di tematiche impegnative e soprattutto di farsi avviluppare in pensieri angosciosi.