Parasite
Scene di lotta di classe in una Corea del Sud surreale che, fino a poco più di un mese fa, all’epoca del trionfo agli Oscar di “Parasite”, sembrava narrata in futuro distopico. A vederlo oggi, in piena quarantena da Covid-19, questo film di Bong Joon-ho che merita tutti i premi guadagnati (i più importanti, oltre le quattro principali statuette dell’Academy, sono la Palma d’Oro, un Cesar, un Golden Globe e un David) appare un po’ meno fantascienza e ben più vicino a una contemporaneità da incubo in cui la vita è un incessante e spietato palio sociale tra gli esseri umani. Oggetto del desiderio non è la sopravvivenza tout court ma l’elevazione di status, lo scatto evolutivo di ceto e la conseguente esibizione di sfarzo come riconoscimento pubblico dello “strappo” evidente da quelli che restano giù, nei bassifondi.