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The Substance

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Per una casualità ho visto questo film poche ore dopo essere stata all’inaugurazione di una piazza della mia città demolita e totalmente rifatta. Una piazza storica e da tempo abbandonata nel degrado, che è stata rasa al suolo e oggi, nuova e impeccabile, è magnificata dagli amministratori proprio per questo.

Familia

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Più il cinema racconta la violenza di genere e i femminicidi, rappresentandola o facendola vedere, meglio è. Ovviamente la differenza è il come, in un terreno minato dove l’immagine o la parola sbagliata possono fare danni e alimentare tutto l’apparato sociale e psicologico che ne è all’origine. Il patriarcato, parola invisa ormai più dell’ingiustamente vituperata resilienza, ma che rimane bolla elastica e indistruttibile del fenomeno: era l’ambientazione di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi ed è anche letteralmente il tema centrale del bellissimo film di Francesco Costabile “Familia”. Una storia agghiacciante e verissima che parla di padri e del male che possono infliggere ai figli, con ferite spesso inguaribili fino alla rovina assoluta o la morte.

Betty la Fea la historia continua

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Quando amiamo i personaggi di una serie tv, li consideriamo amici. E come con gli amici, li vogliamo accanto anche nel tempo. L’avevo già scritto a proposito di Sex and The City. Il ritorno delle amiche con le rughe, i capelli bianchi o il botulino non mi ha intristita: perché mai non dovrebbero invecchiare e perché mai non dovremmo essere felici di avere loro notizie dopo anni di assenza? Contesto, semmai, quell’assurda defezione di Samantha. Amiche sì, ma non quelle della vita vera, un mondo reale e spietato capace di separare le persone che si amano per futili motivi: non scherziamo, Carrie e Sam non avrebbero mai litigato fino a cancellarsi a vicenda – questa favoletta dell’amicizia eterna in quell’ideale bolla newyorkese almeno lasciatecela.

Kinds of Kindness

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C’è un po’ di tutto quello che abbiamo visto finora di Yorgos Lanthimos in “Kinds of Kindness”, ultimo film del regista greco con la musa Emma Stone, qui affiancata da Willem Defoe, Jesse Plemons e Margaret Qualley (altra attrice feticcio del cineasta ellenico).

Baby Reindeer

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Una volta, parlando di un’altra persona, un amico mi disse che quello aveva proprio l’aspetto di uno che eccetera eccetera. Un’altra volta dissero qualcosa di simile su di me – però direttamente a me, e lo apprezzai – cioè che io davo l’impressione di essere una persona facile da sopraffare. Ma il concetto per qualcun altro si declinava in modo diverso: io appaio come una persona spesso in difficoltà e che però ispira voglia di proteggerla, andare in suo soccorso. Aggiungendo che la mia è una caratteristica molto femminile con doppia interpretazione – da una parte attraente, dall’altra capace di far leva su una sorta di gattamortismo ovviamente fintissimo e con finalità opportunistiche. Sono considerazioni emerse dalla mia memoria dopo aver visto la serie tv Netflix “Baby Reindeer”, e che mi hanno fatto pensare che quelle catalogazioni di persone (spesso su lombrosiane caratteristiche fisiche ma anche basate su posture, movenze, gestualità e timbro di voce) traducono ciò che il protago...

Otto Marzo, appunti sparsi dall'anno 2024 delle donne

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Appunti sparsi sull'Otto Marzo. Mai come quest'anno mi sono accorta della doppia lettura obbligata di questa data, binari paralleli che c'entrano poco o nulla con le origini della Giornata internazionale della donna. Ed ecco il poco e il nulla.

Povere creature!

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Finalmente siamo riusciti a vedere anche in Italia “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos, e adesso tutti vogliamo parlarne. Campione di botteghino annunciato, questa smania di commentarlo, consigliarlo, dirsene entusiasti o delusi, è di per sé un successo per il regista greco.