America Latina
Come fare un film di genere e camuffarlo tra i meandri di ostentate esegesi esistenziali. Non è un reato, intendiamoci – l’arte non dovrebbe avere nulla di sacro o intoccabile, nemmeno il suo stesso parlarsi addosso. Bisogna però, necessariamente, guardare al risultato: per “America Latina” di Damiano e Fabio D’Innocenzo è un nì. Attesissimo dopo l’exploit di “Favolacce”, apprezzato alla mostra di Venezia e soprattutto blindato fino all’uscita nelle sale (nonostante il passaggio al Lido, nessuno è riuscito a far trapelare uno straccio di spoiler), è un noir surreale – inevitabilmente casareccio, una tara forse naturale per gran parte dei cineasti italiani della nuova generazione. Insomma, un precario equilibrismo di suspence, che sta a metà tra Dario Argento e Shining, con le blasfemie e le incompatibilità del caso.