La maternità non è mai stata così horror come in “Tina & Tin”, film spagnolo di Rubin Stein che era già un piccolo capolavoro di genere nella versione cortometraggio diretta dallo stesso regista. Il filone è collaudato (da “La mano sulla culla”, archetipo di una folla di tate assassine guidate da traumi di gravidanze fallite, al visionario “Madre!” di Darren Aronofsky) ma qui c’è un abbinamento particolarmente esplosivo, che lega con un filo rosso asfissiante la condizione materna e la religione, in un coacervo di sensi di colpa, obblighi sacrificali, miracoli e punizioni.