Nicola Sergio e Michael Rosen a Scilla
Questa mia recensione sul duo Nicola Sergio e Michael Rosen in concerto per Scilla Jazz Festival è stata pubblicata oggi sul Quotidiano del Sud
SCILLA (RC) – “Vivo all’estero da anni ma, come sempre ci accade in questi casi, la lontananza ha rafforzato il grande amore per la mia terra, dove torno ogni volta con gioia… ed è sempre un grande onore suonare qui”. Per Nicola Sergio, pianista e compositore, la nostalgia delle origini è un sentire orgoglioso: non una debolezzada nascondere, anzi lui lo dichiara esprimendo e regalando emozioni.
Saudade produttiva, se è vero che un piccolo dolore più che la felicità necessita allo sgorgare dell’arte. Così è stato anche a Scilla, dove il musicista di Galatro (parigino d’adozione – risiede e lavora nella Ville Lumiere dal 2008) era ospite del festival jazz ambientato nella perla del Tirreno reggino e ideato dall’associazione Be-Art,insieme all’amico sassofonista Michael Rosen. Un duo collaudato che ha prodotto incisioni e concerti in Italia, patria acquisita del vulcanico americano e fuori dai confini del nostro paese. A Scilla i due artisti hanno proposto una selezione di brani composti da Sergio, che ha all’attivo tre album (“Symbols”, “Illusions” e “Migrants”, un mosaico di storie di emigrazione di tutti i tempi), oltre all’originale progetto orchestrale “Cilea mon Amour” con l’etichetta indipendente Nau Records e la partecipazione di Rosen, lavoro ispirato al maestrolirico palmese. Cilea, con la riedizione di “Io sonl’umile ancella”, è ovviamente apparso anche nella scaletta del concerto scillese, racchiuso nella luce antica del Castello Ruffo, davanti a un pubblico in prevalenza di jazzofili ma non soltanto. Rosen è ispiratissimo: la sintonia con Sergio – pianista raffinato ma “tosto” e capace di tocchi e ritmi autorevoli sulla tastiera – si rinnova ormai con felice precisione ma senza tecnicismi sterili. Sergio e Rosen sembrano non prediligere particolarmente i virtuosismi dimostrativi: dalle loro performance dal vivoabilità ed esperienza sono un effetto spontaneo, e anche la passione per i brani eseguiti è molto intima e infatti palpabile, non ha bisogno di ostentazioni.
Nella versione live per piano e sax cambiano forma brani come l’ansiogeno “Un quadro”; “Il poeta romantico” (omaggio al maestro Enrico Pieranunzi); “Frank Zop”; “Parfum”; “Seven/Six”. Sergiopresenta ogni traccia tornando alla sua genesi, condivide con gli spettatori l’ispirazione di una città in fiamme, un dipinto infernale appeso proprio sopra il pianoforte di una stanzetta da artista, o le suggestioni musicali evocate dal paesaggio di Scilla e divenute un omonimo pezzo (che Rosen ama molto e esegue autonomamente nei propri concerti), o ancora il ritratto di un presunto boxeur romanzesco, un matto del villaggio un po’ bohemien che forse non esiste davvero se non sullo spartito. Parigi è la casa artistica, ma, come dicevamo, il sangue resta fieramente italiano e calabro. A ribadirlo, in coppia con Rosen - che per l’Italia si è arreso a un vero colpo di fulmine - c’è il ricordo in chiave jazz di due indimenticabili nomi della musica italiana, Luigi Tenco e Mia Martini (il sassofonista non è nuovo a collaborazioni con i nostri cantautori, tra cui grandissimi come Mina,Celentano, Concato, Zero), di cui rispettivamente sono stati eseguiti “Mi sono innamorato di te” e “Almeno tu nell’universo”.
Per il pubblico del festival scillese giunto nel 2019 alla terza edizione, il pianista anticipa infine il nuovo disco in uscita entro l’anno, “Nemesis” (nato da una ricerca storiografica dell’università di Oxford su antichi manoscritti) composto in realtà per un quintetto, ma stavolta interpretato come anteprima deluxe con il sassofono di Rosen. Al termine dell’esibizione l’atmosfera è amicale: tanti complimenti, strette di mano e scambio di commenti con gli spettatori sull'impatto emotivo dei brani. Musica che "resta", cioè, in una parola, arte.
Saudade produttiva, se è vero che un piccolo dolore più che la felicità necessita allo sgorgare dell’arte. Così è stato anche a Scilla, dove il musicista di Galatro (parigino d’adozione – risiede e lavora nella Ville Lumiere dal 2008) era ospite del festival jazz ambientato nella perla del Tirreno reggino e ideato dall’associazione Be-Art,insieme all’amico sassofonista Michael Rosen. Un duo collaudato che ha prodotto incisioni e concerti in Italia, patria acquisita del vulcanico americano e fuori dai confini del nostro paese. A Scilla i due artisti hanno proposto una selezione di brani composti da Sergio, che ha all’attivo tre album (“Symbols”, “Illusions” e “Migrants”, un mosaico di storie di emigrazione di tutti i tempi), oltre all’originale progetto orchestrale “Cilea mon Amour” con l’etichetta indipendente Nau Records e la partecipazione di Rosen, lavoro ispirato al maestrolirico palmese. Cilea, con la riedizione di “Io sonl’umile ancella”, è ovviamente apparso anche nella scaletta del concerto scillese, racchiuso nella luce antica del Castello Ruffo, davanti a un pubblico in prevalenza di jazzofili ma non soltanto. Rosen è ispiratissimo: la sintonia con Sergio – pianista raffinato ma “tosto” e capace di tocchi e ritmi autorevoli sulla tastiera – si rinnova ormai con felice precisione ma senza tecnicismi sterili. Sergio e Rosen sembrano non prediligere particolarmente i virtuosismi dimostrativi: dalle loro performance dal vivoabilità ed esperienza sono un effetto spontaneo, e anche la passione per i brani eseguiti è molto intima e infatti palpabile, non ha bisogno di ostentazioni.
Nella versione live per piano e sax cambiano forma brani come l’ansiogeno “Un quadro”; “Il poeta romantico” (omaggio al maestro Enrico Pieranunzi); “Frank Zop”; “Parfum”; “Seven/Six”. Sergiopresenta ogni traccia tornando alla sua genesi, condivide con gli spettatori l’ispirazione di una città in fiamme, un dipinto infernale appeso proprio sopra il pianoforte di una stanzetta da artista, o le suggestioni musicali evocate dal paesaggio di Scilla e divenute un omonimo pezzo (che Rosen ama molto e esegue autonomamente nei propri concerti), o ancora il ritratto di un presunto boxeur romanzesco, un matto del villaggio un po’ bohemien che forse non esiste davvero se non sullo spartito. Parigi è la casa artistica, ma, come dicevamo, il sangue resta fieramente italiano e calabro. A ribadirlo, in coppia con Rosen - che per l’Italia si è arreso a un vero colpo di fulmine - c’è il ricordo in chiave jazz di due indimenticabili nomi della musica italiana, Luigi Tenco e Mia Martini (il sassofonista non è nuovo a collaborazioni con i nostri cantautori, tra cui grandissimi come Mina,Celentano, Concato, Zero), di cui rispettivamente sono stati eseguiti “Mi sono innamorato di te” e “Almeno tu nell’universo”.
Per il pubblico del festival scillese giunto nel 2019 alla terza edizione, il pianista anticipa infine il nuovo disco in uscita entro l’anno, “Nemesis” (nato da una ricerca storiografica dell’università di Oxford su antichi manoscritti) composto in realtà per un quintetto, ma stavolta interpretato come anteprima deluxe con il sassofono di Rosen. Al termine dell’esibizione l’atmosfera è amicale: tanti complimenti, strette di mano e scambio di commenti con gli spettatori sull'impatto emotivo dei brani. Musica che "resta", cioè, in una parola, arte.
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