Abbi fede
La mia recensione sul film "Abbi fede" di Giorgio Pasotti, già pubblicata sul Quotidiano del Sud
E’ un’anteprima quasi assoluta “Abbi fede” di Giorgio Pasotti, che sarà proiettato fuori concorso al Reggio Film Fest . Doveva arrivare nelle sale all’inizio dell’anno ma l’emergenza Covid ne ha limitato l’uscita italiana ai cinema altoatesini (essendo stato girato interamente in quel territorio), mentre in Austria, paese di coproduzione del film, è stato distribuito a gennaio. Dopo lo stop della quarantena, RaiPlay lo ha portato in streaming lo scorso giugno; stanotte la pellicola tornerà sul grande schermo nella cornice festivaliera dell’Arena dello Stretto.
E’ un’anteprima quasi assoluta “Abbi fede” di Giorgio Pasotti, che sarà proiettato fuori concorso al Reggio Film Fest . Doveva arrivare nelle sale all’inizio dell’anno ma l’emergenza Covid ne ha limitato l’uscita italiana ai cinema altoatesini (essendo stato girato interamente in quel territorio), mentre in Austria, paese di coproduzione del film, è stato distribuito a gennaio. Dopo lo stop della quarantena, RaiPlay lo ha portato in streaming lo scorso giugno; stanotte la pellicola tornerà sul grande schermo nella cornice festivaliera dell’Arena dello Stretto.
Interprete e regista del film, con “Abbi fede” l’attore bergamasco si è cimentato con il remake del danese “Le mele di Adamo” di Anders Thomas Jensen, opera sui generis ispirata al biblico libro di Giobbe e costruita sui temi di religione, follia, ideali e illusione. Il film italiano ha come protagonista Claudio Amendola, rasato sosia di Mussolini nel ruolo del neofascista Adamo: inviato a concludere la sua pena carceraria nella comunità del sacerdote Ivan (Pasotti), si trova a condividere la rieducazione con un ex terrorista arabo e uno sciatore fallito e alcolizzato, ai quali si aggiunge Sara, convinta a portare avanti la sua gravidanza nonostante la profezia di grave disabilità del nascituro. Lo stesso don Ivan si presenta come un personaggio particolare per il suo serafico e innaturale ottimismo e Adamo scopre presto che il prete ha un passato di terribili sofferenze, che gli hanno creato gravi traumi psichici.
Tutto il film (come il predecessore austriaco) è giocato sul registro di uno black humour spinto all’estremo, a cui il pubblico italiano non è abbastanza avvezzo per capire tutto in “quel” modo lì. Un’operazione coraggiosa quella del secondo film di Pasotti alla regia. Nell’opera ispiratrice, infatti, c’era un cast già fortemente connotato in questo senso, ovvero Ulrick Thomsen (attore-feticcio del cult scandinavo “Festen”) e il trasgressivo Mads Mikkelsen, allievo del Dogma di Von Trier. I nostri Pasotti e Amendola, volti noti e amati in contesti cinematografici di commedia e grande pubblico, fanno invece un effetto un po’ scioccante alle prese con questi personaggi dai tratti eccessivi, grotteschi. Il film passa bruscamente da una comicità surreale al crudo cinismo di scene drammatiche e volutamente sgradevoli. I due attori sono ugualmente bravissimi a rappresentare lo scontro tra Bene e Male e la riflessione sull’istinto cattivo dell’uomo, ma non è sempre facile gestire l’effetto spiazzante della storia. Si può dire che sia un film da vedere con doppia prospettiva, pessimisti contro credenti, per scoprire chi, alla fine, cederà il terreno ideologico trainato dall’irritante ma tenerissima fiducia di Ivan o il rabbioso odio di Adamo. Sullo schermo ad arrendersi al potere della Speranza, più forte di ogni sventura, è il nazi – un finale alternativo sarebbe stato francamente troppo tosto da digerire – ed è qui che qualcosa si perde, sul filo sottilissimo dell’equilibrio tra sarcasmo ed emozione. Insomma, scioccare o commuovere. E i personaggi si amano o si odiano. Avere entrambe le cose al cinema è obiettivo che raggiungono in pochissimi. I protagonisti di “Abbi fede” si fanno amare, ed è decisamente meglio del contrario.
Tutto il film (come il predecessore austriaco) è giocato sul registro di uno black humour spinto all’estremo, a cui il pubblico italiano non è abbastanza avvezzo per capire tutto in “quel” modo lì. Un’operazione coraggiosa quella del secondo film di Pasotti alla regia. Nell’opera ispiratrice, infatti, c’era un cast già fortemente connotato in questo senso, ovvero Ulrick Thomsen (attore-feticcio del cult scandinavo “Festen”) e il trasgressivo Mads Mikkelsen, allievo del Dogma di Von Trier. I nostri Pasotti e Amendola, volti noti e amati in contesti cinematografici di commedia e grande pubblico, fanno invece un effetto un po’ scioccante alle prese con questi personaggi dai tratti eccessivi, grotteschi. Il film passa bruscamente da una comicità surreale al crudo cinismo di scene drammatiche e volutamente sgradevoli. I due attori sono ugualmente bravissimi a rappresentare lo scontro tra Bene e Male e la riflessione sull’istinto cattivo dell’uomo, ma non è sempre facile gestire l’effetto spiazzante della storia. Si può dire che sia un film da vedere con doppia prospettiva, pessimisti contro credenti, per scoprire chi, alla fine, cederà il terreno ideologico trainato dall’irritante ma tenerissima fiducia di Ivan o il rabbioso odio di Adamo. Sullo schermo ad arrendersi al potere della Speranza, più forte di ogni sventura, è il nazi – un finale alternativo sarebbe stato francamente troppo tosto da digerire – ed è qui che qualcosa si perde, sul filo sottilissimo dell’equilibrio tra sarcasmo ed emozione. Insomma, scioccare o commuovere. E i personaggi si amano o si odiano. Avere entrambe le cose al cinema è obiettivo che raggiungono in pochissimi. I protagonisti di “Abbi fede” si fanno amare, ed è decisamente meglio del contrario.
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