Otto marzo, niente guerra siamo donne



Nei conflitti tra greci e barbari, le donne degli sconfitti venivano fatte schiave come trofeo di vittoria, una sorte che accomunava plebee, nobili e principesse. Millenni dopo sarebbero arrivati lo ius primae noctis e gli stupri di guerra.
Oggi che tornano a piovere le bombe, le donne assurgono a emblema pacifista contro una mentalità bellica tradizionalmente virile. Sì, lo sappiamo, le poche signore al governo non sono state damine ma ferree e spesso spregiudicate – è il potere, bellezza, quel meccanismo che se non sei abbastanza iena non lo reggi e soccombi. Ma sappiamo altrettanto bene che con donne alle guida delle superpotenze mondiali certe guerre non sarebbero mai iniziate. Eppure non è di una santificazione (che odora molto di subdolo stereotipo) che abbiamo bisogno.
Negli ultimi anni, quando mi ritrovo a scrivere di 8 marzo mi viene da pensare che stiamo camminando all’indietro, come i gamberi. In realtà ci siamo abbrutiti tutti, e da molto prima che arrivasse il Covid, ed è una regressione umana e culturale che ci accomuna senza distinzioni, al di là di sesso e genere. Di questo oscurantismo due punto zero le donne sono però quelle che pagano il prezzo più alto, come sempre. Non a caso ci hanno battezzato sesso debole e hanno creato endemiche condizioni perché in concreto lo fossimo, svantaggiate e in posizione subalterna.

Di molestie, pacche sul culo e processi mediatici
Per assurdo che sia, quest’anno, nel momento più duro della pandemia, l’accanimento verso di noi ha raggiunto culmini agghiaccianti. Forse perché mai come in questi mesi si è parlato in modo così netto e inequivocabile di molestie e abusi, e soprattutto di come certi comportamenti irrispettosi della dignità altrui e convenzionalmente tollerati al rango di goliardia siano effettivamente forme di violenza e in quanto reati vadano puniti.
Ma la dignità che si rivendica è quelle delle donne, e la libertà di offendere, sfanculare e divertirsi a cui si squarcia il velo di tracotanza sessista e si vorrebbe mettere un freno è quella degli uomini. Una prospettiva certamente poco piacevole per chi da secoli si diletta a biascicare parolacce e volgarità al passaggio di una bella ragazza, o persino allungare la mano e lasciarla schioccare su un corpo attraente nel vagone di una metropolitana, o alla fermata dell’autobus, o lungo una strada notturna.
Una pacca sul culo non è violenza: con queste parole di compatimento un molestatore è stato assolto dall’opinione pubblica minimizzando la denuncia della donna che aveva subito pubblicamente questo squallido gesto mentre lavorava, ripresa da una telecamera. Tanti attestati di solidarietà per la giornalista Greta Beccaglia, ma da chi? Dalle femministe, ovviamente, e da attivisti e intellettuali (molti ma neanche coralmente tutti). La reazione istintiva della gente però è stata di fastidio verso la ragazza e empatia nei confronti del tifoso che, come sempre, è una bravissima persona e un padre di famiglia, trasformato nel classico mostro in prima pagina per quell’innocuo tocco stizzito, soltanto uno sfogo per la sconfitta calcistica della squadra del cuore - sì rozzo e animalesco, ma senza connotati sessuali. Ovvero: eddài, era incazzato, si è trovato davanti un culo e la proprietaria di quel fondoschiena stava pure lì a dissertare su quell’infausta partita – gli è partito l’embolo e ha mollato la manata. Insomma, non era un atto libidinoso ma una sfuriata sul primo bersaglio disponibile, un po’ come si farebbe con una bestia al pascolo. Io ho qualche dubbio che quel ruolo di animale battuto lo avrebbe incarnato anche un uomo, ricevendo quell’identico rabbioso trattamento, ma simili elucubrazioni nel fatto in oggetto poco contano. In sintesi, la sentenza del processo mediatico è che non si doveva additare alla stregua di stupratore un ragazzone istintivo ferito, poverino, nella passione sportiva - e intemperante, inopportuno, va bene, ma non violento, sennò cosa penserà di lui la figlioletta se gli arrivassero all’orecchio, magari a scuola, queste voci sul caro papà? Non si doveva, anzi, la ragazza avrebbe dovuto capire, accettare frettolose scuse attaccate con lo sputo dopo la denuncia, e ritirare il provvedimento legale.
Con un padre di famiglia non si doveva gettare fango in quel modo. Però si è dovuto e potuto rivittimizzare Beccaglia, facendo allusioni sulla sua carriera giornalistica, sul giovamento alla sua popolarità derivato dalla vicenda, su atteggiamenti confidenziali o camerateschi che questa donna così indignata per la pacca sul fondoschiena mostrava invece con altri uomini in foto riesumate dai social. Accusandola di usare due pesi e due misure: dal tuo fidanzato te lo fai toccare o no il culo? E allora! E pure se ti capita con uno sconosciuto figo e che ti piace quello non lo denunci, vero? E allora!
L’odio dell’incel redpillatore in questi casi monta con terribile virulenza, e a dare manforte sono proprio quelle donne che situazioni parallele le hanno vissute e per vari motivi sono state zitte, hanno normalizzato, hanno pensato che il maschio è fatto così e in fondo c’è di peggio, quindi inutile fare tragedie. Che qualcuna non taccia e pretenda il riconoscimento di una molestia e la sanzione del responsabile, le imbufalisce. Perché io no e lei sì? Che la smetta con queste lagne, la violenza vera non è questa.
Ma l’ultima frontiera di questo paradossale e autolesionistico ragionamento si spinge ben oltre, argomentando persino che per colpa di tipe come Greta Beccaglia poi nelle cause di separazione i Ctu non credono alle vittime di mariti violenti, tolgono i figli e lasciano le donne povere e pazze. Tutto perché una giovane arrivista, per farsi pubblicità, ha denunciato come molestatore un tifoso incazzato che le ha sfiorato il culo. La mia violenza è più violenza della tua.

Il Me Too delle studentesse, omertà, repressione e vagoni rosa
Di molestie, spalancando un armadio zeppo di scheletri - in un luogo insospettabile, la scuola - si è gridato da un liceo di Castrolibero, in Calabria, dove si è celebrato un Me Too giovanile senza precedenti. Smascherando un professore carismatico, politicamente impegnato e brillante, che da anni approcciava le studentesse con battutacce volgari, carezze indesiderate, richieste di foto intime e ricatti sui voti.
Omertà assoluta da parte della dirigente, rigorosa nelle regole sul vestiario delle allieve ma non altrettanto verso docenti e studenti maschilisti e bulli. Ciò che faceva il professore denunciato lo sapevano tutti e alla dirigente era stato chiesto di intervenire, ma poi è stato semplicemente spostato di classe, come era già accaduto in un’altra scuola. Anche qui è serpeggiato qualche commento subdolo: molte ragazze sono ormai maggiorenni e diplomate, perché non hanno denunciato prima? Tra i (pochi per fortuna) indulgenti verso il prof indagato, ci sono stati persino studenti che, pur non pronunciandosi sulle accuse né sminuendo le vittime, hanno ammesso di sentire la mancanza del docente, le cui lezioni erano sempre interessanti e vivaci. Ecco, questo mi fa più paura di tutto: che un ragazzo del 2022 possa trovare simpatico un ultracinquantenne che in classe ammicca sul seno di una ragazzina invitando i compagni ad ammirarne le curve. Che un ragazzo ne possa emulare questi toni come fighi e giustificare ogni becero approccio come goliardia. Che – giuro, lo ho visto accadere – una docente si spazientisca davanti a un’alunna che le dice che un compagno ha allungato le mani, e risponda «ma finiscila… invece di essere contenta che qualcuno ti guarda, vieni a lamentarti di queste sciocchezze».
Ed ecco lo stato dell’arte per le donne nell’8 marzo dell’anno del Signore 2022.
A scuola le ragazze non possono indossare minigonne o magliette corte altrimenti somiglierebbero a prostitute, e se un uomo, docente o studente, le apostrofa sessualmente devono riderci su perché in fondo è un complimento – e di questo tipo ne riceveranno tanti ed è il caso di iniziare ad abituarsi.
La donna deve essere prudente, prevenire, tutelarsi. Se qualcuno fa vedere agli amici video intimi insieme alla sua attuale o ex ragazza tutti d’accordo che il revenge porn sia una carognata, ma per non rischiare ci consigliano che basti dire no e non farsi riprendere o fotografare. Chi lo facesse per amore o complicità, correrebbe un pericolo troppo grande, quindi meglio evitare.
Reprimere i desideri, pensare prima per non sospirare poi, è la sintesi delle politiche italiane contro la violenza sulle donne. L’uomo va moderato, allontanato, diffidato – anche se non ci ha fatto niente, così, a titolo cautelativo, ché non si sa mai. Gli scompartimenti rosa sui treni sono un ghetto confortevole: non sarebbe il massimo viaggiare chiuse a doppia mandata, ma se all’orizzonte non c’è altra soluzione, la nostra pellaccia dobbiamo salvaguardarla noi.

Guerra dei sessi e guerra vera: l’Iliade e Lisistrata
Le donne sono diventate troppo schizzinose, e non va bene. Non puoi fischiare dietro al loro sedere per strada o ti mandano in galera; pretendono di vestirsi come le pare anche se non sono fighe e hanno le gambe importanti; non accettano che un marito al quale si negano a letto insista un po’ per vincere la “naturale reticenza” femminile, come è normale – lo ha affermato un magistrato (donna) a Benevento. E poi cos’è tutto questo mettere in piazza vicende personali quali sono gli approcci sgraditi di un uomo? Nell’indagine a carico del giudice Giuseppe Creazzo, accusato di tentata violenza sessuale verso una collega, abbiamo scoperto che cose del genere sono non reati, ma semplici fatti privati, panni sporchi da lavare tra i soggetti coinvolti… se non fosse che una parte interessata non avrebbe voluto essere tale, e quel fatterello privato – mani indesiderate sul suo seno nel corridoio di un albergo - lo ha subìto.
Sulla tutela giuridica, nell’anno della bocciatura della legge Zan, un’opinione pubblica più patriarcale che mai sta murando tutte le porte con una retromarcia astiosissima. Le pari opportunità poi sono così immobili da essere ormai roba da rottamazione, se l’unica proposta innovativa nel 2021 è stata la geniale idea di Mario Adinolfi, un reddito di maternità che vola oltre l’iperuranio di quello per casalinghe (ricordiamo la perla, un sussidio per chi lavora in casa etichettato per genere, sebbene nella pratica avrebbero potuto chiederlo anche uomini): non aiutare le donne a lavorare e sostenere la famiglia, ma uno stipendio erogato dallo stato, che in sostanza ufficializzerebbe lo status di madre come occupazione.
E’ in corso l’ennesima guerra e l’unico valore femminino riconosciuto in questo 8 marzo 2022 è la nostra naturale inclinazione a ripudiare la forza come strumento di offesa. Nel folgorante romanzo “Ragazze elettriche”, Naomi Alderman, pupilla di Margaret Atwood, immagina un futuro distopico in cui le donne al potere si vendicheranno di millenni di abusi e sopraffazioni facendo peggio del peggior violento governo maschile. Guerriere, altroché - costrette ad esserlo, beninteso, in reazione ad un lunghissimo assorbimento di aggressioni e prepotenze imparate dal maschio. Accade pure nel Sud alle matriarche di ‘ndrangheta, vassalle ed eredi degli uomini che dal carcere le radiocomandano per garantire la reggenza dei loro imperi di sangue. Le ribelli sono state eliminate, ma la rinascita è partita da lì, da quel sacrificio.
Nell’Iliade la bellezza fatale di una donna scatenava la guerra di Troia, e per il dominio sessuale su un’altra donna il terribile Achille irrompeva nella battaglia gettando nella disperazione la madre Teti, che invano aveva tentato di sottrarlo a un destino mortale già segnato. Ma gli antichi greci, irrimediabilmente guerrafondai, ci raccontarono pure un’altra storia, quella di Lisistrata. L’eroina della commedia di Aristofane, il cui nome significa “donna che scioglie gli eserciti”, arresta il conflitto tra Ateniesi e Spartani guidando un generale sciopero sessuale femminile: se i due popoli non firmeranno la pace i maschietti non batteranno più chiodo. Ma poiché è meglio non fidarsi troppo, le signore occupano l’acropoli ateniese e chiudono pure i rubinetti delle risorse belliche (prego, Nato e Europa, prendete nota di come si fa). Dimostreranno di essere più in gamba dei mariti e soprattutto che l’amore è l’unico motore invincibile. Non a caso è Eros il Dio capace di sconvolgere la mente degli uomini, altro che smanie di soldi e potere.
Non so se in quasi tre millenni le cose siano tanto cambiate tra maschi e femmine. Credo che un’azione globale alla Lisistrata sortirebbe gli stessi benefici effetti di allora, perché, lo sappiamo, gli uomini sono esseri elementari e non cambiano mai. Forse sono le donne ad essere stanche e disilluse, non più disposte a lottare per avere i propri uomini non al fronte ma a casa e tra le lenzuola. 
Ma i bambini continuano a nascere sotto i bombardamenti, partoriti dalle donne.



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