El Negro & Italuba
Sul mio blog miainvisibile.blogspot.com il concerto di Horacio El Negro Hernandez per Peperoncino Jazz Festival, recensione che trovate oggi sul Quotidiano del Sud
POLISTENA (RC) – A Polistena Horacio El Negro Hernandez cerca subito la complicità con il pubblico evocando i Sud del mondo: Italiani e cubani, una faccia, una razza, potremmo dire parafrasando con qualche sfasamento geografico la fratellanza di luoghi declamata nel “Mediterraneo” di Salvatores, che lì parlava di Grecia, ma pure qui la dichiarazione d’intenti vale perché a Mezzogiorno ogni popolo ha lo stesso sangue.
Tecnica ed energia trascinante. Il batterista stellare, dottore ad honorem a Berkeley, è amico di lungo corso del Peperoncino Jazz Festival e lo ricorda con affetto introducendo il concerto. Alla sua terza volta in Calabria, accende la rassegna ideata da Sergio Gimigliano e Francesca Panebianco con il suo quartetto Italuba. Tappa nel Reggino, a Polistena, location di giusto impatto scenico con la bella facciata della chiesa di San Francesco da Paola a far da scenografia alla formazione composta da musicisti di livello top: accanto allo scatenato “El Negro”, il trombettista Amik Guerra, l’ispiratissimo pianista Ivan Bridon Napoles e il contrabbassista Daniel Martinez Izquierdo. Tutti di comune origine cubana ma riunitisi nel Belpaese per dare vita a un progetto che fonde latin jazz e afro con echi europei. Scelta raffinata ma non scolastica, nonostante la caratura degli artisti, ognuno maestro indiscusso del suo strumento – del resto, l’innata passionalità del genere è impermeabile ad infiltrazioni puramente dimostrative. Già singolarmente partner di artisti come Buena Vista Social Club, Chuco Valdes, Compauy Segundo e Roy Hargrove (ma anche le italiche star Jovanotti e Tullio De Piscopo), insieme propongono brani trascinanti. Da “La maleta” a “Divertimento”; poi “La zona”; “Meridiens”; “Danzon for you”; “Free Latin” e via così per quasi due ore. La band divide equamente la scena: se il nome di richiamo è quello di Hernandez (che non delude regalando esecuzioni perfette e assolutamente all’altezza delle proprie stesse vette virtuosistiche), altrettanto travolgente è la performance di Guerra (per il quale la prima e infallibile regola nei fiati è “cantare” lo strumento) e dell’impeccabile Ivan Bridon Napoles. Filo conduttore del concerto, nel solco della musica di Horacio, è il legame con il folklore e le radici. Il fascino delle contaminazioni tra sonorità afrocubane, jazz e latino conquista il pubblico di Polistena, e grazie alla proposta musicale di PJF inserita nel programma estivo, attira in piazza anche un’utenza di non estimatori del genere. Ma la suggestione di El Negro e compagni riesce ad accomunare le emozioni di jazzofili e neofiti: a provarlo gli applausi entusiasti e le sedie della platea occupate fino all’ultima nota.
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