Ada Montellanico Tencology

Questa mia recensione al concerto Tencology di Ada Montellanico per Reggio in Jazz 2019 è stata pubblicata oggi sul Quotidiano del Sud 






REGGIO C. – “Tencology” è una filosofia artistica, Ada Montellanico racconta una storia di musica e parole dove non c’è soltanto Luigi Tenco ma anche Samuele Bersani, Ivano Fossati e poi, De Gregori. L’interprete romana, una delle voci femminili più importanti del jazz italiano, ha aperto con il suo progetto sul cantautore ligure l’undicesima edizione di “Reggio in Jazz”.
La rassegna ideata e promossa dall’associazione Naima ha presentato al cineteatro Metropolitano l’innovativa proposta di Montellanico e il suo quartet (con Enrico Zanisi al pianoforte, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e Alessandro Paternesi alla batteria), che volutamente pesca dal repertorio tenchiano meno noto, con brani rivisitati in chiave jazz come già nel cd “L’altro Tenco”, che nel 1996 ha aperto una lunga ricerca proseguita nove anni dopo con un altro disco, “Danza di una ninfa”, insieme ad Enrico Pieranunzi, e subito dopo il libro “Quasi sera”. Una proposta ardita, e Montellanico ne è consapevole: il pubblico aspetta i familiari refrain di “Vedrai, vedrai” o della tragica “Ciao amore, ciao”, e si corre il rischio di suscitare un po’ di delusione. Ma la cantante e autrice è assolutamente convinta della strada intrapresa: “Molti mi hanno ringraziata per aver fatto scoprire un Tenco diverso da quello della popolarità sanremese… ed è poi il Tenco vero perché, come sappiamo, fu proprio l’aver snaturato se stesso entrando in un mondo che non gli apparteneva e dove non si sentiva a suo agio ad averlo portato alla sua fine”. La voce di Ada Montellanico è suadente, profonda e intima, la performance di grande eleganza, da signora del palcoscenico qual è. La comunicazione con la platea si trova senza affanni e il filo emotivo non si spezza per tutta la durata del concerto, nonostante il registro introspettivo e non leggero delle esecuzioni. Ma l’interpretazione jazzistica con le sue evoluzioni musicali e vocali si adatta molto bene proprio a questi testi, i più spirituali e in un certo senso sofferti di Tenco, i meno battuti e quindi maggiormente plasmabili in arrangiamenti originali o docili al registro di improvvisazione del canto scat. In scaletta “Se sapessi come fai”, “Ti ricorderai”, “Se qualcuno ti dirà”, “Tu non hai capito niente”, e, come detto, anche qualche incursione di autori come Bersani con “Replay”, Fossati con “Passa lento” (dedicata alle tragedie dei migranti con un chiaro messaggio pro accoglienza) e De Gregori con“Pezzi di vetro”. Poi i brani composti dalla stessa Montellanico su parole di Luigi Tenco, quelle delle sue poesie: “Trepido sguardo” e “Da quando”. I temi sono l’amore - quasi mai felice, ma sempre dirompente a spalancare straordinarie epifanie - la perdita, la solitudine, il rimpianto e la malinconia, ma anche l’allegria complice degli innamorati, le speranze e i dolci inganni di storie consacrate invincibili dal sentimento.
I versi inediti musicati da Ada Montellanico provengono dall’archivio privato di Tenco, condiviso grazie agli eredi del cantautore. Carte, materiali, cimeli, ricordi conservati a Recco, nella residenza familiare, una villa sormontata dalla torre mozzafiato divenuta di culto per gli estimatori. Una ricerca compiuta dalla cantante romana con forte coinvolgimento di emozioni: “Forse quelle poesie sarebbero diventate canzoni, o forse distrutte o cambiate, o semplicemente le aveva scritte con l’idea che non fossero lette da nessuno. Non lo sapremo mai e in fondo non è davvero importante”.
Il concerto è siglato da un bis che a sorpresa esce fuori tema, la raffinata “Mi sono innamorato di te”, che per Montellanico rappresenta uno spartiacque tra il prima e il dopo nella tormentata carriera di Luigi Tenco. Un piccolo gioiello, in perfetto equilibrio tra stile e passione.

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