Girotto, Corradini & L.A.J. Big Band
Oggi sul Quotidiano del Sud è stata pubblicata questa mia recensione dello spettacolo di Javier Girotto e Pablo Corradini con L.A.J. Big Band per Reggio in Jazz 2019
REGGIO C. – Passionali atmosfere da quartiere latino sul palcoscenico del teatro “Cilea” per il secondo appuntamento della rassegna Reggio in Jazz. Protagonisti il maestro del sax Javier Girotto e il bandoneonista Pablo Corradini, che hanno rielaborato i brani del loro progetto “Escenas argentinas” per eseguirli insieme alla L.A.J. Big Band. La formazione orchestrale marchigiana diretta dal maestro Roberto Gazzani accentua il lato jazz delle composizioni dei due autori e nella sezione ritmica aggiunge una sfumatura contemporanea alle classicissime arie tangueros.
Ottimi i musicisti magistralmente diretti da Gazzani con una chiara impronta corale. Il feeling con il duo italo-argentino è intenso, lo swing che ne deriva travolgente e mitiga il carattere malinconico e un po’ monocorde del progetto originario, conseguenza dell’essere un quadro unico di brani, peraltro scritto in genesi per accompagnare un reportage fotografico dolceamaro sull’Argentina durante la crisi del 2001. La presenza di Girotto, con la sua lunga coda di cavallo, è sempre iconica; l’energia e la vitalità immutate nonostante la scelta artistica di ripercorrere e promuovere la tradizione con l’unico connotato “trasgressivo” del registro jazz che comunque a Reggio non ha mai abbandonato una certa linearità. Tanti i virtuosismi e i dialoghi di improvvisazione con Corradini e l’orchestra, ma di assoli veri soltanto uno, circostanza che lascia un po’ il pubblico a bocca asciutta – la star, almeno per gli intenditori, è lui e l’attesa era tutta per le sue evoluzioni strumentali. Al Cilea, oltre che con il suo sassofono, si esibisce con il flauto e il bombo, un tamburo alto utilizzato nel ballo sudamericano della chacarena, proposta tra gli altri da Girotto e Corradini e con originali inserti ritmici dell’orchestra, che comprendono irresistibili battimani con echi quasi di flamenco. In un repertorio di pezzi propri (La poesia; Alfonzina y e el Mar; Malvinas; Che querido che; Tiempo atras; A la deriva; Mi viejo), outsider sono una ninna nanna di Perez (Cancion de cuna) e un tradizionale tango, che sigla il concerto concedendo l’unico bis.
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