La spettabile F.




Questo mio articolo sul libro "La spettabile F." di Luca Scarpelli, in cui si racconta la storia del licenziamento della mamma lavoratrice Sara Guerriero, è stato pubblicato oggi sul Quotidiano del Sud




La strana telefonata serale di una collega e la voce di Aura che si fa incerta, ansiosa. Luca capisce subito che qualcosa non va: da quel momento nella famiglia, composta dalla coppia e il piccolo Matteo, cambia tutto. A raccontare questa storia vera, nel libro “La Spettabile F.” (Edizioni Erranti) è Luca Scarpelli, voce narrante della vicenda di diritti negati e discriminazione sessista ispirata dalla moglie Sara Guerriero, protagonista qualche anno fa di una vertenza giudiziaria contro l’azienda che l’ha licenziata. Adesso Scarpelli ripercorre questa lunga battaglia non ancora conclusa, affidandola a un romanzo dove la carica emotiva di quegli eventi fluisce senza che l’autore la trattenga.
Tutto inizia quando ad Aura-Sara, brillante dipendente nella sede cosentina di un’importante azienda di prodotti cosmetici e sanitari, viene annunciato un trasferimento a Salerno. Le motivazioni alludono a una flessione dei guadagni a Cosenza, tali da richiedere una riduzione del personale, ma lei, che conosce i bilanci, sa che non è vero. Al contrario la sede bruzia gode di ottima salute, allora cosa è realmente accaduto? E’ successo che in quei mesi Aura è diventata mamma. Si chiama motherexit, e potremmo tradurlo come uno scarso gradimento verso le madri lavoratrici, ritenute inclini all’assenteismo e a minore produttività perché frenate dalla cura dei figli. Peccato che si tratti di una categoria tutelata dalla legge, quindi l’unico modo per liberarsene è innescare una spirale di atti (vero e proprio mobbing, dal demansionamento a questi spostamenti a migliaia di chilometri dalla residenza) che portino le interessate a dimettersi. Aura però non ci sta. In sei anni ha lavorato con passione e sacrificio, ricevendo pure un premio aziendale, e non ha neanche usufruito del congedo parentale al termine dell’astensione post parto. Insomma è tutt’altro che una scansafatiche.
Il marito la vede sconvolta dall’improvviso voltafaccia dell’azienda. Quella telefonata e le successive lettere hanno una data e un luogo precisi, così Luca inizia a pensarci a quella Salerno dal lungomare incantevole, accesa dalle luminarie natalizie. Immagina persino il campo dello stadio “Vestuti” e Matteo che lì sgambetta tra i pulcini della locale scuola calcio… Ma no, il figlioletto indosserà la maglia granata del Cosenza - Salerno è bella, ma non è la loro città. Soprattutto, non è giusto che Aura debba essere trasferita.
Il resto della storia è un appassionante susseguirsi di notti insonni, pianti, inganni, misti al conforto della vera amicizia e della speranza. A colpi di notifiche incrociate tra la “Spettabile F.” e il team composto dalla lavoratrice e i suoi bravi avvocati. Si rivela così una certosina strategia del gruppo in varie sedi italiane, per sostituire le madri con giovani che finiranno anche loro nell’ingranaggio fatale – tenute fino a quando, mogli e mamme, saranno rimpiazzate da un nuovo drappello di ragazze. Possibilmente single e pronte a farsi sfruttare pur di mantenere il posto. Ed è quello che ad Aura fa più male. Le colleghe si trasformano in spie e accomodanti complici dei capi. Segreti, omertà e supina accettazione di provvedimenti in barba ad ogni diritto segnano il nuovo corso dell’ufficio. Tutte contro una. C’è chi la accusa di sputare nel piatto in cui mangia e persino di aver dato una soffiata a Striscia la Notizia sullo scoop che coinvolge una clinica appartenente all’azienda. La bloccano sui social, le fanno il vuoto attorno. Solidarietà zero: per le più giovani il pensiero di chi sarà la prossima è solo un’ombra lontana.
Poi il giudice Silvana Ferrentino dà ragione a Aura. Il trasferimento viene rigettato e lei dev’essere reintegrata a Cosenza. Ma presto arriva un’altra comunicazione: di nuovo Salerno e lo spettro delle valige, nonostante la decisione del tribunale.
Oltre duecentocinquanta chilometri. La solita, odiosa carta da giocare per levarsi di torno una neomamma (che non può essere licenziata fino al compimento del primo anno del bambino). Lasciando a lei la responsabilità di una scelta obbligata, perché quale madre si separerebbe da un figlio neonato per andare in un’altra città? Quale famiglia ha la possibilità di spostarsi in blocco e mantenere lo stesso livello di vita con un affitto da pagare e un lavoro in meno, per esempio? E il countdown imposto ad Aura per accettare il trasferimento contiene un’altra slealtà: il senso di colpa nei confronti di altre colleghe licenziate, che, per un suo ritardo nella risposta, avrebbero perduto la possibilità di rientrare con prelazione.
Del caso di Aura si parla sul Manifesto, con un articolo di Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti, pubblicato alla vigilia dell’Otto Marzo, che favorisce la fioritura di manifestazioni di sostegno femminista; poi in tv dalle Iene.
Il tema è scottante, crea corale indignazione. Come ricorda Mirko Altimari nella prefazione del libro, secondo i dati Istat 2019 l’Italia è fanalino di coda europeo per occupazione femminile e sono 30mila ogni anno le donne che si dimettono dopo la maternità.
Il tempo passa, Aura continua la sua crociata. Il ministro della Salute presenta una criticatissima campagna per promuovere il Fertility Day ma, scrive su Facebook la nostra: «Cara Lorenzin, lo sa che la prima domanda fatta a una donna prima di assumerla è se pensa di avere figli?» Aura rimane a Cosenza e ottiene una seconda sentenza contro il nuovo trasferimento, ma la replica dell’azienda è un incredibile licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Intanto la famiglia cresce con la nascita di una bambina. Nel 2019 Aura perde il primo ricorso contro il licenziamento, un anno esatto dopo incassa un’altra sconfitta.
Dalla narrativa alla realtà, aspettando il prossimo round in appello a Catanzaro, Sara Guerriero commenta: «Siamo consapevoli di avere la coscienza pulita, di avere ragione noi. Se arriverà la conferma nelle aule di un tribunale sarà una vittoria per tutti e per tutte. Intanto io, i miei figli e mio marito andiamo avanti, a testa alta. Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai».
Il libro di Luca Scarpelli è dedicato con grinta pure alla Spettabile F., “per avermi permesso di apprezzare ancora di più la donna che ho accanto e che amo”.

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