Tutto quello che avreste voluto sapere su Sanremo e...



Tra poche ore si chiude il festival di Sanremo, che, nel bene o nel male, è riuscito a distrarci dalle angosce della pandemia. Aspettando il nome del vincitore, ecco un riassunto social semiserio di quello che è successo in questa settimana. 
Prima serata: Sparare subito tutte le cartucce
 
Le cose belle della prima serata di Sanremo:
Maneskin
Maneskin
Maneskin
Damiano che si commuove cantando Coraline
Meduza
Colapesce Dimartino
E con questo il festival si è già sparato tutte le cartucce, intortando il pubblico con promesse di bellezza ed emozioni che non manterrà più. Ma attenzione, il pubblico è volubile e appena lo deludi l'hai perso. Ah no, è vero, parliamo di televisione italiana.
Il fighissimo Berrettini ha toppato dicendo che a tennis è costretto a far vincere la fidanzata collega. Consiglio che si limiti a giocare e sorridere senza proferir parola, per valorizzare al massimo le sue qualità.
Le gag di Fiorello sono state usate da tutti come pit stop per andare in bagno; Ornella Muti, splendida ed elegante (non ce n'è, inutile fare frecciatine sull'eta' o la chirurgia, ché meravigliose così non siete o siete state mai neanche a vent'anni) ha fatto una pessima figura: incapace di presentare i cantanti e persino di scendere le scale del palcoscenico (per una diva come lei dovrebbe essere l'ABC), tenuta per la manina dall'insopportabile Amadeus che rende omaggio alla sua carriera solo per meriti indiretti, facendole elogiare i suoi partner cinematografici; le canzoni quasi tutte brutte (ma siamo ancora al primo ascolto) o improbabili e già sentite; le vecchie glorie coraggiosissime in performance vocali ardimentose che fanno temere al pubblico che scappi il malore in diretta (siete mitici ma c'avete un'età, mannaggia...); i giovani tentano di impressionare non per qualità artistiche ma con look obbrobriosi in una gara parallela a quella canora per il trofeo del più ridicolo; Orietta Berti va perdonata, ma a molti ha ricordato un gigantesco coronavirus quindi ha acuito la nostra depressione per la pandemia e per il festival e questo non si fa - speriamo che ritorni alle conchiglie sulle tette, sexy e spiritose.


Seconda serata: "Con le mani e con il culo"

Zalone non mi ha sconvolta e del resto lo scandalo vero non è cosa sua. Quanto agli sketch cafoni, da lui cosa vi aspettavate? Il piccolo Lord? Personalmente non mi è mai piaciuto e lo trovo da sempre pietosamente terra terra (giudizio per il quale sovente sono stata presa a pesci in faccia e accusata di non capire cotanta bravura). Ieri è stato tamarro come al solito e purtroppo (lo dico per una triste presa d'atto di deriva della nostra idea di arte comica) in alcuni momenti faceva persino ridere. Il rap "Poco ricco" è geniale, oltre ad essere meglio della maggior parte delle canzoni in gara.
Il resto pochissima roba, e le polemiche suscitate da gag volgari e tutto sommato innocue fa il gioco di chi, a favore di ascolti, vuole furbescamente prenderci per i fondelli come pubblico idiota, spacciando Zalone - ma anche le provocazioni banali del solito Achille Lauro - come materiale scottante all'insegna del "e non avete ancora visto niente". Ma cosa dovremmo vedere? Secondo loro sono "provocatori" uno mezzo nudo che finge di battezzarsi in diretta e un altro che spara rozze battute infarcite di doppi sensi e parolacce? Esattamente quanti decenni fa lo erano (se mai)? Dovrebbero creare suspence attorno allo scoppio di una bomba annunciata che non esiste? Se davvero qualcuno ci crede, fa bene Amadeus a trattarci da cretini, eh.
La considerazione più ovvia è che il festival di Sanremo dovrebbe fare audience per le canzoni e non "con le mani e con il culo", come dice La rappresentante di Lista. Da troppo tempo non accade.
Poi, un massacro all'arma bianca su Lorena Cesarini. Mamma mia, cattivissimi. Vero, era impacciata e se l'è fatta tutta la sera tirando con il naso e piagnucolando. Ma era comprensibile emozione: la vogliamo concedere almeno a una giovanissima, se su quel palco non era disinvolta neanche una star veterana come Ornella Muti? Il razzismo nei commenti dei leoni da tastiera, poi, c'è stato eccome, purtroppo - non era una strumentalizzazione per far parlare di sè e del festival. Più che altro io non ho apprezzato la sua (consueta) inflessione romanesca - ormai dobbiamo rassegnarci al fatto che i giovani attori, prima di praticare il dialetto per ruoli specifici, neanche si sforzano a studiare una corretta dizione italiana. Ma chi lo dice (vedi Zerocalcare) passa pure per snob.
Lorena, dicevo. Ed è troppo magra, e non è bona, e ha i capelli così, ed è raffreddata, ed è pesante.
Ha ragione Zalone, quest'anno l'uomo medio non è soddisfatto della parte femminile del festival, serviva almeno una bella bambolona scema. Si è espresso così, ma lui fa il comico mentre molti di voi lo pensano davvero. Ecco, questo è scandalo, alla fine Amadeus uno ce l'ha fatta a tirarlo fuori.


Terza serata: Più Drusilla per tutti

È un successo annunciato quello di Drusilla Foer, capace di rendere simpatici persino i siparietti con Amadeus. Stride soltanto il fatto che la standing ovation per l'irresistibile signora sia ovunque costellata di commenti all'insegna di "finalmente" "una vera donna" "lei sì che tiene il palcoscenico". Ma lei de che? È lui, è un attore (bravissimo). Drusilla è uno splendido personaggio, come al cinema lo furono Tootsie e Mrs. Doubtfire. Amarla e applaudirne la verve è oggettivo (anche se non mancano quelli a cui non piace), usarla come termine di paragone con le altre conduttrici è assurdo. Sospetto che sia un'altra subliminale trovata maschilista di Amadeus, il quale con Drusilla il suo solito mansplaining non si è azzardato a propinarcelo. Lei non gli ha permesso di trattarlo da valletta, come tutte le altre non hanno mai osato, neanche sul filo dell'ironia. Chiediamoci perché.
Bella sfida di favella pronta con Iva Zanicchi, che ha detto l'unica cosa giusta: tu hai qualcosa più di me. La fantastica replica a questo chiodo fisso della cantante (ma che le è preso, parla sempre di sesso e dei suoi affari di letto. Smettila Iva, non ci interessano certi dettagli, grazie) è stata: sì, sono colta.
Io preferisco dire: Drusilla è la migliore. Non delle donne ma di tutti, ovviamente compresi Fiorello e Zalone. In una serata dove, a dispetto del gender, nei vari abiti ha dominato il colore rosa.
Per il resto serata noiosa. Saviano fuori contesto, chiamato per riempire lo spazio impegnato del festival, che dobbiamo sorbirci come una penitenza. La dedica di "Grande, grande, grande" a Mattarella è surreale e un po' comica: la celebre canzone di Mina è dedicata a un affascinante narcisista capace di far vivere alla sua donna un ottovolante di passioni. Amadeus si è forse confuso facendo zapping durante il discorso del riconfermato presidente della Repubblica. O forse sa qualcosa che noi ignoriamo sulle emozioni del nuovo settennato...
Le canzoni tutte insieme sono state un supplizio (che il festival quest'anno durasse meno è stata un'illusoria cattiveria). La più contenta è stata la tipa della Rappresentante di lista quando ha ricevuto i fiori sanremesi urlando di gioia come una bimba davanti ai regali di Natale.
Per alleggerire la maratona, consiglio di fare attenzione alle sinossi dei brani lette dai conduttori: sono comicissime nella loro pretesa di iperboliche parafrasi esistenziali o interpretazioni d'autore.
Su Achille Lauro ricorderei che un maschio che ravana dentro le mutande piuttosto che erotico di solito è tamarro (da un tale gentleman bello e dannato poi ci facciamo fare il baciamano, che dite?). Parere mio, eh - sono antica, lo so, ad essere attratta dall'educazione e lo stile.
Quanto alla carica sexy del suo gesto, farei una citazione cinematografica per pochi esperti di commedia italiana.
Lo schiaffo di Anagni: "Collant, collant, aaah...e con la mano ho sfiorato il pube...."


Quarta serata: Non sparate sul pianista

Il maestro Vessicchio è tornato e l'orchestra è l'unica che non ha colpe, l'ambasciator che non porta pena, nella serata delle cover d'autore. Alla quale da anni io personalmente mi accosto con l'aspettativa di una proposta musicale stellare e disintossicante dalle canzoni in gara, di solito (secondo il mio parere) quasi tutte brutte. Ci casco ogni volta e poi puntualmente questa è sempre la serata peggiore con splendide canzoni massacrate nel tentativo di renderle originali nelle varie performance o con scelte di omaggi incomprensibili. Ad esempio, cosa c'entrano Aretha Franklin, Irene Cara Elton John e Britney Spears con la canzone italiana? Uno straccio di criterio artistico sarebbe opportuno anche nella programmazione delle cover.
E nonostante Noemi sia stata bravissima a cantare e suonare al piano la meravigliosa "Natural woman", bisogna riconoscere che la regina del soul con Sanremo non c'entra niente. L'idea nata molto prima di Amadeus era un'operazione nostalgia sullo stesso festival, ma, se non quello, almeno si dovrebbe restare in zona musica italiana. Invece nel finale di serata il conduttore dj addirittura trasforma l'Ariston in una grande discoteca mandando un'improvvisa e schizzata base dance (che poi le discoteche ancora sono chiuse, zio). Nel frattempo si elaboravano i dati della classifica provvisoria: vabbè dillo che non sai come riempire i tempi morti.
Tra le cover, oltre all'immensa Bertè con un Lauro giustamente un passo indietro ("Bellissima" praticamente l'ha cantata solo lei), sono degne di nota il trionfale duetto Morandi-Jovanotti (loro possono permettersi l'autocitazione); Mahmood e Blanco con "Il cielo in una stanza"; e dài, pure il medley anni Settanta di Ana Mena trainata da Rocco Hunt.
Gli altri avevano belle idee e ottima materia prima ma hanno esagerato. In certi casi anziché mettersi in mostra (maldestramente) su brani sacri, arebbe meglio una rigorosa esecuzione all'impronta. Rettore e Ditonellapiaga hanno fatto scempio di "Nessuno mi può giudicare" (che pure era un brano nelle corde della frizzante Donatella). Velo pietoso su Tenco interpretato da una caotica folla di sconosciuti vestiti come scappati di casa. Giovanni Truppi osa De André insieme a Vinicio Capossela, fantasmatico e conciato come il cosacco della canzone dello Zecchino d'oro "Popoff". Irama è in coppia con Gianluca Grignani, bersaglio di un misero pietismo social. Michele Bravi volenteroso ma non all'altezza di uno dei capolavori di Lucio Battisti ("Io vorrei non vorrei ma se vuoi") - però è stato un grande a zittire Serena Bortone che gli aveva chiesto dell'incidente.
La conduttrice Maria Chiara Giannetta per me è non pervenuta. Ha fatto letteralmente la valletta senza nessun apporto di personalità e la parentesi sui ciechi (nella fiction "Blanca" lo è il suo personaggio) è il solito aggancio pretestuoso: visto che l'attrice in questione non ha nulla di particolare - né fascino, né carattere brillante, né eleganza (nonostante gli splendidi abiti di Armani) - l'avranno invitata solo per parlare di disabilità, tacca che mancava nel tabellone di temi impegnati di Amadeus? Come protagonista di Sanremo non la ricorda più nessuno dall'1.01 di oggi.
Poi, sarà un limite mio, ma non capisco come si possa definire intervento di un "ospite" la comparsata di attori che si limitano a lanciare la loro prossima serie tv. Una volta a Sanremo l'ospite (che era davvero super) si esibiva, cantava o veniva intervistato dal conduttore. Vero, c'era una volta....

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