Lasciateci in pace, qualunque sia il nostro corpo


E’ una serata di inizio estate, tanti anni fa. Ci sono quattro ragazze in discoteca, tre sono molto carine, la quarta no. Mentre si spostano in gruppo tra il bar, la pista e i divanetti, le ragazze carine si accorgono che l’amica si è fermata con un tipo strafigo. Sono fermi davanti alla ringhiera di una balconata del locale, parlano fitto e si guardano negli occhi. Le ragazze sono sbigottite: la loro amica l’hanno vista sempre single, mai un fidanzato e men che meno un corteggiatore. 
Sono abituate a sentire battute offensive dei maschi verso di lei, o dileggio e derisione da parte delle altre donne, che con quella ragazza si sentono in diritto di vantare una superiorità estetica a costo zero – perché nella comitiva, lei è comunque la racchia. Eppure non è davvero racchia, ma indiscutibilmente non ha nulla di bello o attraente, e ai maschi fa generalmente schifo, così dicono ridacchiando. Invece adesso proprio lei sta flirtando con un tipo da paura. 
Le ragazze carine pensano cose del genere “vai sorella, sei tutte noi”, ma comunque ridacchiano anche loro, sembra una cosa troppo strana e l’effetto è comico. Per un po’ tentano di spiare l’insolita coppietta, finché non li perdono di vista. L’amica brutta la ritrovano più tardi, ma da sola e non con lo stato d’animo di chi si è appena limonata un bonazzo. E poi non racconta nulla – esattamente il contrario di quello che farebbe una che si è appena limonata un bonazzo.
Non ho mai saputo cosa sia successo quella sera tra la mia amica brutta e quel ragazzo. Ma a un’altra di noi lo disse, e ovviamente la notizia arrivò anche a me. Era accaduto che, dopo serrate avance, lui aveva provato senza garbo a proporle il letto, spiegandole però che “sei un cesso ma ti voglio scopare”.

La Summer Boiler Cup non l’hanno inventata i tiktoker. Certi maschi l’hanno sempre fatto, con o senza gara. Scoparsi la brutta per provare la novità di un’esperienza su cui farsi quattro risate goliardiche con gli amici. Scommettere su una potenza virile così invincibile da fare a meno persino di attrazione e desiderio. Loris Batacchi, il dongiovanni del mitico film di Fantozzi interpretato da Andrea Roncato, docet: “Era buio, l’ho messa lì e ci ho dato che ci ho dato che ci ho dato con la bestia… e alla fine devo aver preso pure lei”. Ma non è roba da film, le dicono davvero queste schifezze. Pura meccanica dell’erezione e frasacce da cloaca misogina: le metto un cuscino sulla faccia; ogni buco è galleria; frate, l’importante è che sia porca.
La donna brutta è una conquista gratificante perché nell’immaginario di questi maschi è in astinenza e affamata di sesso. A differenza delle belle, che se la tirano e ti mandano pure in bianco, le brutte a letto si applicano con passione. Danno molto, dicono sempre di sì e si accontentano delle briciole, teneramente grate al benefattore che non le rifiuta. Ci sanno fare perché non possiedono altri asset fisici: per sedurre un uomo devono giocare le loro carte dimostrando di essere disponibili e “pronte a tutto”.
Nella macrocategoria delle donne brutte, le grasse sono in cima alla lista. Oggi per la Boiler Cup (terribile nome, tradotto dall’inglese “tazza da bollitore”) non serve nemmeno essere obese: se non siamo perfette, fatte in serie e finte dalla testa ai piedi, bastano una ruga, un chilo in più o una taglia di reggiseno in meno e i canoni di Instagram ci incasellano subito nella lista dei corpi sgradevoli.

In questi giorni nella generale ondata di indignazione contro i giocatori della sfida delle ciccione ho letto tanti commenti che nelle intenzioni dovrebbero essere di solidarietà e apprezzamento verso chi avesse le caratteristiche estetiche e di peso per essere eventuale bersaglio della Cup o di simili meschini tornei. Quello che ho letto, però, quasi sempre suona così: “Che deficienti, la donna in carne è fantastica e nel sesso è una meraviglia, molto meglio delle magre”.
Ecco, non sono belle parole. E questo pensiero non è migliore di quello degli scommettitori sulla scopata con la ragazza più grassa. Perché chi non appartiene alla tipologia fisica socialmente accettata ed eletta a unico oggetto del desiderio non vuole essere difesa o valutata come un’anguria al mercato. Non vuole nessun tipo di attenzione che sia collegata, nel male ma anche nel bene, al suo corpo. Vuole soltanto che le sue misure non siano scrutate, vivisezionate ed etichettate ma diventino finalmente un elemento fisionomico qualunque, come il colore degli occhi o il numero di piede. Che pesi 52 chili o 80. Che abbia 25 anni o 50. “Promuovere” una donna curvy per una sua ipotetica maggiore resa tra le lenzuola proprio grazie a quel surplus di morbidezza significa esaminarla come al mercato delle bestie e concludere che l’unico motivo per cui si può andar fiere di pancia e cosce debordanti è che per molti maschi la carne agguantabile è eccitante. E fuori dal letto? Lì la ragazza over continua a dover evitare i pantaloncini perché “inguardabile”, a dover ascoltare barzellette simpatiche sulle “cicciottelle”, a sorbirsi consigli non richiesti sulla giusta alimentazione e i motivi per i quali l’accumulo di adipe fa male alla salute.
Lo stesso discorso vale per un’altra categoria ambiguamente riconosciuta dalla società, la Milf. Acronimo orripilante che però qui mi serve per definire con esattezza la classificazione, ovvero “madre che mi scoperei volentieri”. Ancora una volta il ragionamento è questo: hai un deficit e puoi colmarlo soltanto nel ruolo di piacevole oggetto sessuale. Mas que nada. Perché altrimenti tu rischi di stringere il niente, appunto. Ma dàlla via e impegnati. Nella tua situazione non puoi pretendere troppo e anzi rallegrati di questa generosa opportunità, che neanche durerà per sempre, eh.

Siamo tutte molto stanche, sapete? Magre e grasse, giovani e vecchie. Lasciateci in pace, per favore. Ogni corpo a letto “vale” perché è il corpo che ci piace (e voi uomini, da una certa età in su, beneficiate parecchio di questa amorosa verità, sebbene non riuscite ad accettarla a parti invertite). Non perché un casellario a punti assegna un voto in più o in meno in base a centimetri o morbosità e feticismi vari.
Normalizziamo i corpi delle donne, tutti, e non è buonismo ipocrita. Benedette siano Andie McDowell con i suoi meravigliosi capelli grigi, Sarah Jessica Parker con le zampe di galline agli angoli dei suoi luminosi occhi da gattina, Giorgia Soleri con le ascelle irsute e l’influencer Patty Effe sexy con i top strizzati fieramente su una XL (e sfido chiunque a non notare oggettivamente quanto sia bella e figa questa ragazza). Siamo noi e basta, così come vogliamo essere, libere. Nessuno ha bisogno di pietose legittimazioni sessuali e nessuno le considera lusinghiere se è l’unico valore che ci consentite. La mia amica brutta lo sapeva già molti anni fa e lasciò a bocca asciutta il fighetto zotico. Certo che può capitarvi di beccare un due di picche da una boiler.

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