Sagrada Familia e Antoni Gaudì, l'eterno sogno del Venerabile architetto di Dio
Questo mio reportage sulla Sagrada Familia di Antoni Gaudi è stato pubblicato sul Quotidiano del Sud L'Altra Voce dell'Italia per l'inserto domenicale Mimì, con foto realizzate da me esclusiva.
Si racconta che chi lavora alla costruzione della Sagrada Familia abbia il desiderio che il cantiere non chiuda mai. Si avvererebbe così un proposito dello stesso Antoni Gaudì: “La chiesa è un’opera posta nelle mani di Dio e affidata al popolo, che vi trova riflesso il suo modo di essere”.
L’abbiamo sempre vista crisalide in un bozzolo industriale che non è anomalia ma contaminazione, immune dalla bruttezza delle incompiute. L’ammissione dei visitatori in costanza dei lavori, caso unico al mondo, esprime il senso dell’eterno che ispira menti e braccia al servizio del progetto, metafora della Provvidenza che lo guida. “Non vorrei terminare io i lavori – confidava il grande catalano – L’opera di un solo uomo è misera e morta già alla nascita”.
Annunciata la totale conclusione per il centenario della morte dell’architetto nel 2026, l’obiettivo si è ridimensionato al completamento della torre centrale di Jesus, la più alta delle 18, che raggiungerà i 172,5 metri. Nel frattempo, uno degli ultimi atti di papa Francesco è stato la firma sul decreto che dichiara la venerabilità dell’autore di Sagrada Familia. Antoni Gaudì prosegue il cammino verso la canonizzazione avviato nel 1998 dalla diocesi di Barcellona riconoscendone il misticismo in atti e pensiero. L’aspirazione alla santità si eleva di pari passo alla straordinaria chiesa a cui l’architetto consacrò l’ultima parte della sua vita.
Scrigno di simbolismi religiosi e capolavoro modernista, in Sagrada Familia coesistono le identità indissolubili di luogo di culto e patrimonio Unesco, con l’elemento umano come parte integrante. Devoti e visitatori che alimentano l’indotto del turismo di Barcellona si muovono insieme dentro questa contraddizione, tra consumismo e spiritualità.
Davanti alla Natività l’atmosfera è vacanziera, con comitive di studenti, turisti che tradiscono la fisionomia forestiera, suore e sacerdoti. La smania dei giovani è seguire la tendenza delle visualizzazioni, con foto omologate: l’uscita dalla metro con l’apparizione di Sagrada Familia; il punto in cui la basilica si specchia nel laghetto; la terrazza vista torri che fa pagare un supplemento stellare.
I social non dispiacciono neanche alla Junta, che ha ceduto alla tentazione di presentare ricostruzioni artificiali nelle audioguide fornite ai turisti. Questa non è la realtà, si precisa. Forse in quel modo non lo sarà mai.
“Per Gaudì è il sole a dipingere la Sagrada Familia, cioè Dio, l’artista più grande”, spiega Caterina Donzelli, guida del gruppo ufficiale che accompagna le visite nella basilica e organizza anche tour privati attraverso la pagina Instagram Caterinaguidabarcellona. “La gente si commuove fino alle lacrime davanti alla luce che rende Sagrada Familia un edificio vivo. E’ triste pensare che Gaudì aveva immaginato tutto questo, ma non riuscì a vedere l’interno”.
Caterina entra in Sagrada Familia circa quattro volte a settimana, ma ammette di fermarsi ancora a scattare qualche foto: “La luce mi sorprende sempre, mi ritrovo a scoprire tonalità che mi sembrano diverse”.
Davanti all’altare con il Crocifisso sospeso, i banchi sono riservati a preghiera e meditazione. A pochi metri di distanza si ritorna nel percorso di visita, il diaframma è minimo. Lo spazio di silenzio diventa l’ingresso in una bolla eterogenea, coabitata da pellegrini in raccoglimento e turisti che si sparano le pose o s’inginocchiano per provare l’effetto sui celebri cuscinetti.
“Sagrada Familia è un bene Unesco e in quanto patrimonio dell’umanità è giusto che sia visitata”, continua la guida. “Bisogna farlo con rispetto. Gli studenti italiani e spagnoli sono diligenti e preparati in storia dell’arte, ma ho visto gente fare foto assurde davanti alla Flagellazione abbracciando la colonna o imitando il Titanic. Si può non essere cristiani o credenti, ma lo trovo di cattivo gusto verso il significato di quell’immagine. Con un gruppo di studenti musulmani mi sono trovata in difficoltà. Si sono guardati intorno e mi hanno detto: è così che voi pregate?”
La potenza spirituale di Sagrada Familia non è appannaggio esclusivo dei cattolici. Ha qualcosa di misterioso, capace di travalicare religioni e culture. Caterina ricorda la conversione di Etsuro Sotoo, artista giapponese che ha realizzato i portoni decorati della Natività: “Addentrandosi nell’opera di Gaudì sentiva che la chiesa fosse la sua casa e ha abbracciato il cattolicesimo”.
Lo stradario digitale di Google è formidabile cronista dei cambiamenti della Sagrada: sovrapponendo le date, le torri salgono e si moltiplicano. I lavori iniziarono nel 1882 e l’acquisto del suolo necessario a costruire il tempio era stato possibile grazie alle donazioni del popolo, che il libraio benefattore Bocabella coinvolse come in un offertorio liturgico. Dopo appena un anno l’architetto diocesano Francisco Villar abbandonò l’incarico e a subentrare fu il trentunenne Antonius Gaudì i Cornet. Ex assistente di Villar, aveva partecipato alla cerimonia inaugurale non sapendo che questa chiesa sarebbe diventata il fuoco sacro e inestinguibile della sua vita. Giovane ma sicuro di sé, Gaudì stravolgerà lo stile originario imprimendo un’estrosa impronta modernista.
Il bilancio 2024 della Junta Constructora registra 133,9 milioni di euro di entrate - da offerte e donazioni, perché Sagrada Familia è un tempio espiatorio. Nel fondo rientrano i biglietti dei visitatori, che sono stati 4.833,658 milioni. Nei lavori è impiegato il 51% delle risorse, delle restanti somme una quota va al Comune. Nel 2019 la fondazione ha firmato un accordo per mettere in regola la costruzione di quello che per oltre un secolo è stato uno splendido edificio abusivo.
“Dio, il mio committente, non ha fretta”, dichiarò Gaudì. Una vita umana non sarebbe bastata, ma il Venerabile fu sereno nel lasciare ai successori l’incipit della Natività, rivelando astuzia imprenditoriale. La prima facciata, gioiosa e traboccante di ornamenti, avrebbe invogliato all’avanzamento dell’opera per addentrarsi poi nella storia più drammatica, la Passione. Quella parete sarebbe stata invece luttuosa e austera, con la dolente Via Crucis dietro le nude ossa di Gesù. Gaudì la progettò da convalescente dopo la febbre gialla, immedesimandosi nella sofferenza del Calvario.
La consegna ai posteri era il mezzo che l’architetto trovò per connettere la solitudine creativa all’ideale di una comunità. Nel 1910 era stato testimone della settimana tragica di Barcellona. Il sangue versato durante le violente contestazioni aveva rafforzato in lui l’idea che un tempio di luce avrebbe dissolto l’odio, riportando l’umanità alla concordia.
Sagrada Familia continua a parlare di pace e armonia soprattutto oggi, in tempi bui. L'ispirazione è un semplice albero. I rami grandi sostengono quelli piccoli, che avranno lo stesso compito con le foglie. Gaudi ripeteva di non aver inventato nulla. L'equilibrio perfetto è insito nella bellezza della natura. Solo linee curve, le rette sono un artificio umano: nel suo tempio, disegnato come un bosco fantastico abitato da messaggi e simboli cristiani, non ne volle nessuna. Le Corbusier lo definiva plasmatore del ferro e la pietra in una prodigiosa mimesi dell’universo.
L’anno prossimo a giugno la Junta è pronta a inaugurare la torre di Gesù, che sarà visitabile nel 2027. Salvo colpi di scena, questa diventerà la chiesa più alta del mondo, ma non raggiungerà la grandezza del Creato. Gaudì ne calcolò l’elevazione misurando la collina di Montjuic, operato di Dio che l’uomo non deve superare.
La santità dell’architetto di Dio non può però legarsi soltanto all’esperienza ascetica della Sagrada Familia. I critici contestano la (mai provata) vicinanza di Gaudì alla massoneria e il suo rapporto con le famiglie nobiliari per le quali realizzò le residenze moderniste. Case meravigliose che tracciano un confine tra la Barcellona colonizzata da turisti e nomadi digitali e quella dei locali che non riescono a permettersi un affitto. Molti barcellonesi nella famosa basilica non sono mai entrati, per farlo aspettano gli eventi a porte aperte. La cripta è più vissuta dalla comunità, sede di battesimi e comunioni. In una delle quattro cappelle la tomba di Gaudi è una semplice lastra rettangolare, troppo poco modernista per attrarre la folla.
“Il cattolicesimo di Gaudì non nasce con Sagrada Familia – spiega Caterina Donzelli – tanti riferimenti religiosi si trovano nel Park Guell, in Casa Batllo e la Pedrera”. Non era interessato alla mondanità, e dopo un bruciante rifiuto sentimentale non ebbe più relazioni e non si sposò mai. “Perse una nipotina che amava molto – continua la guida - e anche questo lo spinse a dedicarsi alla Sagrada Familia e condurre uno stile di vita rigoroso. Pregava e digiunava, fece costruire una scuola per i figli degli operai del cantiere. In gioventù era stato un po’ dandy e forse non fu un santo, ma era vicino a Dio anche con le opere di bene. Venerabile significa questo, esempio di virtù".
Quando il primo tram messo in circolazione a Barcellona lo uccise, il 10 giugno 1926, i soccorritori non lo riconobbero. L’osannato architetto - vip dei tempi, ma invero fantomatico - era un anziano dall’aspetto dimesso, che come ogni giorno si dirigeva a piedi nella chiesa di san Felip Neri per confessarsi e seguire la messa. Appena una traversa dall’eccellenza gotica della cattedrale, ma Gaudì si sentiva vicino al temperamento bizzarro del santo fiorentino e preferiva quella chiesetta, che durante la seconda guerra mondiale sarebbe stata distrutta da un bombardamento dell’aviazione fascista, di cui porta ancora le cicatrici sulla facciata. Oggi è un piccolo luogo del cuore anche per i barcellonesi: di giorno animata dagli allievi di una scuola pubblica, di sera diventa zona di ritrovo giovanile, davanti alla piazza con la fontana ottagonale realizzata negli anni Sessanta da un altro illustre architetto catalano, Joaquim de Ros i Ramis, autore della ristrutturazione del Passeig de Gracia.
Sagrada Familia acquista piena dimensione di culto nei giorni delle messe, con ingresso libero fino a capienza consentita e divieto di foto e visite. In questa zona franca hanno fatto breccia gli influencer che propagandano l’opportunità di entrare gratis nella basilica, documentando le ore di coda prima di espugnare l’ingresso senza soldo.
Secondo i puristi, Sagrada Familia sta degenerando in un'opera forzatamente iconica, arbitraria e distante dall'immaginario del suo ideatore. Ma era proprio questa la visione profetica del venerabile Antoni: quell'opera non l’aveva iniziata e non la finì, mentre Dio aveva tutto il tempo - e gli uomini - del mondo per edificarla.
Lo spartiacque tra Gaudì e gli apocrifi è l’incendio anarchico del 1936, nel quale andarono perduti i disegni originali dell’architetto. Persino appunti e dichiarazioni sono per lo più riportati da terzi, contemporanei o biografi, senza certezze di autenticità. I detrattori storcono il naso sulla terza e ultima facciata della Gloria, che rappresenterà l'intera storia del cristianesimo con centinaia di personaggi e una complessa scalinata monumentale. E’ l’utopia dell'ultimo giorno nella storia infinita di quelli che hanno creato quest’opera e i loro destini. Un sogno aggiornato al 2034.
"Ti sei sentito accolto?" La Junta invita i visitatori a condividere le emozioni provate dentro il tempio di luce. Sagrada Familia si vede da ogni parte della città, ma per i barcellonesi è un amore tossico. La ragion di stato culturale sta diventando un sacrificio insostenibile. Chi abita nel perimetro del tempio non sopporta la visuale delle gru in una città declassata a souvenir accessorio della mitica opera.
Gaudì fu amato dai conterranei perché orgoglioso esemplare della catalanità. “Mi dissero – spiegava - che storicamente la Catalogna non era mai stata niente e io risposi che c’era motivo di credere che dovesse ancora diventare qualcosa, e che tutti dovevamo lavorare a questo scopo”.
Sul portone della Gloria, tra le parole di un Padre Nostro multilingue spicca il catalano, idioma fragile che lotta contro la supremazia castigliana. Non ancora santo, per la sua gente Gaudì è un militante. Sagrada Familia ha portato alla ribalta la regione facendone traino del Pil spagnolo. Barcellona rivendica il merito ma non si fa abbagliare. Nessuno può comprare il popolo né Sagrada Familia, entrambe sono questioni di anima.
La Fondazione chiude un occhio sull’abbigliamento consono all’ambiente ecclesiastico: l’importante è che non si vedano trasparenze ma abiti corti e spalle scoperte sono tollerati. Qualche addetto fa cenno di abbassare gli occhiali scuri, per umiltà ma pure perché schermare i colori dipinti dal sole sarebbe un abominio.
Nessuno sa davvero a cosa assisterà entrando. La luce migliore è al mattino, tra le 10 e mezzogiorno, e nell’ora dorata del tramonto. Ma i raggi solari sono pennelli che riflettono le vetrate cambiando continuamente, tinte luminose impossibili da descrivere a parole o catturare nelle foto.
Nessuno sa davvero a cosa assisterà entrando. La luce migliore è al mattino, tra le 10 e mezzogiorno, e nell’ora dorata del tramonto. Ma i raggi solari sono pennelli che riflettono le vetrate cambiando continuamente, tinte luminose impossibili da descrivere a parole o catturare nelle foto.
“Per Gaudì è il sole a dipingere la Sagrada Familia, cioè Dio, l’artista più grande”, spiega Caterina Donzelli, guida del gruppo ufficiale che accompagna le visite nella basilica e organizza anche tour privati attraverso la pagina Instagram Caterinaguidabarcellona. “La gente si commuove fino alle lacrime davanti alla luce che rende Sagrada Familia un edificio vivo. E’ triste pensare che Gaudì aveva immaginato tutto questo, ma non riuscì a vedere l’interno”.
Caterina entra in Sagrada Familia circa quattro volte a settimana, ma ammette di fermarsi ancora a scattare qualche foto: “La luce mi sorprende sempre, mi ritrovo a scoprire tonalità che mi sembrano diverse”.
Davanti all’altare con il Crocifisso sospeso, i banchi sono riservati a preghiera e meditazione. A pochi metri di distanza si ritorna nel percorso di visita, il diaframma è minimo. Lo spazio di silenzio diventa l’ingresso in una bolla eterogenea, coabitata da pellegrini in raccoglimento e turisti che si sparano le pose o s’inginocchiano per provare l’effetto sui celebri cuscinetti.
“Sagrada Familia è un bene Unesco e in quanto patrimonio dell’umanità è giusto che sia visitata”, continua la guida. “Bisogna farlo con rispetto. Gli studenti italiani e spagnoli sono diligenti e preparati in storia dell’arte, ma ho visto gente fare foto assurde davanti alla Flagellazione abbracciando la colonna o imitando il Titanic. Si può non essere cristiani o credenti, ma lo trovo di cattivo gusto verso il significato di quell’immagine. Con un gruppo di studenti musulmani mi sono trovata in difficoltà. Si sono guardati intorno e mi hanno detto: è così che voi pregate?”
La potenza spirituale di Sagrada Familia non è appannaggio esclusivo dei cattolici. Ha qualcosa di misterioso, capace di travalicare religioni e culture. Caterina ricorda la conversione di Etsuro Sotoo, artista giapponese che ha realizzato i portoni decorati della Natività: “Addentrandosi nell’opera di Gaudì sentiva che la chiesa fosse la sua casa e ha abbracciato il cattolicesimo”.
Lo stradario digitale di Google è formidabile cronista dei cambiamenti della Sagrada: sovrapponendo le date, le torri salgono e si moltiplicano. I lavori iniziarono nel 1882 e l’acquisto del suolo necessario a costruire il tempio era stato possibile grazie alle donazioni del popolo, che il libraio benefattore Bocabella coinvolse come in un offertorio liturgico. Dopo appena un anno l’architetto diocesano Francisco Villar abbandonò l’incarico e a subentrare fu il trentunenne Antonius Gaudì i Cornet. Ex assistente di Villar, aveva partecipato alla cerimonia inaugurale non sapendo che questa chiesa sarebbe diventata il fuoco sacro e inestinguibile della sua vita. Giovane ma sicuro di sé, Gaudì stravolgerà lo stile originario imprimendo un’estrosa impronta modernista.
Il bilancio 2024 della Junta Constructora registra 133,9 milioni di euro di entrate - da offerte e donazioni, perché Sagrada Familia è un tempio espiatorio. Nel fondo rientrano i biglietti dei visitatori, che sono stati 4.833,658 milioni. Nei lavori è impiegato il 51% delle risorse, delle restanti somme una quota va al Comune. Nel 2019 la fondazione ha firmato un accordo per mettere in regola la costruzione di quello che per oltre un secolo è stato uno splendido edificio abusivo.
“Dio, il mio committente, non ha fretta”, dichiarò Gaudì. Una vita umana non sarebbe bastata, ma il Venerabile fu sereno nel lasciare ai successori l’incipit della Natività, rivelando astuzia imprenditoriale. La prima facciata, gioiosa e traboccante di ornamenti, avrebbe invogliato all’avanzamento dell’opera per addentrarsi poi nella storia più drammatica, la Passione. Quella parete sarebbe stata invece luttuosa e austera, con la dolente Via Crucis dietro le nude ossa di Gesù. Gaudì la progettò da convalescente dopo la febbre gialla, immedesimandosi nella sofferenza del Calvario.
La consegna ai posteri era il mezzo che l’architetto trovò per connettere la solitudine creativa all’ideale di una comunità. Nel 1910 era stato testimone della settimana tragica di Barcellona. Il sangue versato durante le violente contestazioni aveva rafforzato in lui l’idea che un tempio di luce avrebbe dissolto l’odio, riportando l’umanità alla concordia.
Sagrada Familia continua a parlare di pace e armonia soprattutto oggi, in tempi bui. L'ispirazione è un semplice albero. I rami grandi sostengono quelli piccoli, che avranno lo stesso compito con le foglie. Gaudi ripeteva di non aver inventato nulla. L'equilibrio perfetto è insito nella bellezza della natura. Solo linee curve, le rette sono un artificio umano: nel suo tempio, disegnato come un bosco fantastico abitato da messaggi e simboli cristiani, non ne volle nessuna. Le Corbusier lo definiva plasmatore del ferro e la pietra in una prodigiosa mimesi dell’universo.
L’anno prossimo a giugno la Junta è pronta a inaugurare la torre di Gesù, che sarà visitabile nel 2027. Salvo colpi di scena, questa diventerà la chiesa più alta del mondo, ma non raggiungerà la grandezza del Creato. Gaudì ne calcolò l’elevazione misurando la collina di Montjuic, operato di Dio che l’uomo non deve superare.
La santità dell’architetto di Dio non può però legarsi soltanto all’esperienza ascetica della Sagrada Familia. I critici contestano la (mai provata) vicinanza di Gaudì alla massoneria e il suo rapporto con le famiglie nobiliari per le quali realizzò le residenze moderniste. Case meravigliose che tracciano un confine tra la Barcellona colonizzata da turisti e nomadi digitali e quella dei locali che non riescono a permettersi un affitto. Molti barcellonesi nella famosa basilica non sono mai entrati, per farlo aspettano gli eventi a porte aperte. La cripta è più vissuta dalla comunità, sede di battesimi e comunioni. In una delle quattro cappelle la tomba di Gaudi è una semplice lastra rettangolare, troppo poco modernista per attrarre la folla.
“Il cattolicesimo di Gaudì non nasce con Sagrada Familia – spiega Caterina Donzelli – tanti riferimenti religiosi si trovano nel Park Guell, in Casa Batllo e la Pedrera”. Non era interessato alla mondanità, e dopo un bruciante rifiuto sentimentale non ebbe più relazioni e non si sposò mai. “Perse una nipotina che amava molto – continua la guida - e anche questo lo spinse a dedicarsi alla Sagrada Familia e condurre uno stile di vita rigoroso. Pregava e digiunava, fece costruire una scuola per i figli degli operai del cantiere. In gioventù era stato un po’ dandy e forse non fu un santo, ma era vicino a Dio anche con le opere di bene. Venerabile significa questo, esempio di virtù".
Quando il primo tram messo in circolazione a Barcellona lo uccise, il 10 giugno 1926, i soccorritori non lo riconobbero. L’osannato architetto - vip dei tempi, ma invero fantomatico - era un anziano dall’aspetto dimesso, che come ogni giorno si dirigeva a piedi nella chiesa di san Felip Neri per confessarsi e seguire la messa. Appena una traversa dall’eccellenza gotica della cattedrale, ma Gaudì si sentiva vicino al temperamento bizzarro del santo fiorentino e preferiva quella chiesetta, che durante la seconda guerra mondiale sarebbe stata distrutta da un bombardamento dell’aviazione fascista, di cui porta ancora le cicatrici sulla facciata. Oggi è un piccolo luogo del cuore anche per i barcellonesi: di giorno animata dagli allievi di una scuola pubblica, di sera diventa zona di ritrovo giovanile, davanti alla piazza con la fontana ottagonale realizzata negli anni Sessanta da un altro illustre architetto catalano, Joaquim de Ros i Ramis, autore della ristrutturazione del Passeig de Gracia.
Mentre giaceva sull’asfalto, il grande Gaudì fu preso per un mendicante e nessun tassista volle portarlo nell’ospedale della Santa Creu, all’epoca ricovero per poveri, temendo che non avrebbe potuto pagare la corsa.
Sagrada Familia acquista piena dimensione di culto nei giorni delle messe, con ingresso libero fino a capienza consentita e divieto di foto e visite. In questa zona franca hanno fatto breccia gli influencer che propagandano l’opportunità di entrare gratis nella basilica, documentando le ore di coda prima di espugnare l’ingresso senza soldo.
Secondo i puristi, Sagrada Familia sta degenerando in un'opera forzatamente iconica, arbitraria e distante dall'immaginario del suo ideatore. Ma era proprio questa la visione profetica del venerabile Antoni: quell'opera non l’aveva iniziata e non la finì, mentre Dio aveva tutto il tempo - e gli uomini - del mondo per edificarla.
Lo spartiacque tra Gaudì e gli apocrifi è l’incendio anarchico del 1936, nel quale andarono perduti i disegni originali dell’architetto. Persino appunti e dichiarazioni sono per lo più riportati da terzi, contemporanei o biografi, senza certezze di autenticità. I detrattori storcono il naso sulla terza e ultima facciata della Gloria, che rappresenterà l'intera storia del cristianesimo con centinaia di personaggi e una complessa scalinata monumentale. E’ l’utopia dell'ultimo giorno nella storia infinita di quelli che hanno creato quest’opera e i loro destini. Un sogno aggiornato al 2034.
"Ti sei sentito accolto?" La Junta invita i visitatori a condividere le emozioni provate dentro il tempio di luce. Sagrada Familia si vede da ogni parte della città, ma per i barcellonesi è un amore tossico. La ragion di stato culturale sta diventando un sacrificio insostenibile. Chi abita nel perimetro del tempio non sopporta la visuale delle gru in una città declassata a souvenir accessorio della mitica opera.
Gaudì fu amato dai conterranei perché orgoglioso esemplare della catalanità. “Mi dissero – spiegava - che storicamente la Catalogna non era mai stata niente e io risposi che c’era motivo di credere che dovesse ancora diventare qualcosa, e che tutti dovevamo lavorare a questo scopo”.
Sul portone della Gloria, tra le parole di un Padre Nostro multilingue spicca il catalano, idioma fragile che lotta contro la supremazia castigliana. Non ancora santo, per la sua gente Gaudì è un militante. Sagrada Familia ha portato alla ribalta la regione facendone traino del Pil spagnolo. Barcellona rivendica il merito ma non si fa abbagliare. Nessuno può comprare il popolo né Sagrada Familia, entrambe sono questioni di anima.
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