Tutti e tutte un passo indietro

Ieri è stato un 8 marzo senza tante mimose in giro e sui social. Meme e battutacce quasi zero, raduni di fanciulle festaiole (si spera) zero anche. Sarebbe stata forse la volta buona per parlare, fuori da consumismi, frasi celebri e auguri, del vero senso della Giornata internazionale della donna, ma purtroppo non ho letto quasi nulla sull’argomento – tranne le solite menate, fortunatamente più sporadiche degli scorsi anni, di pseudo femministe intrise di banalità, incazzature ipocrite e atti da sepolcri imbiancati. 
Io invece, come ogni 8 marzo, essendo donna un pensiero a questa ricorrenza lo rivolgo sempre e ieri ho pensato che gli ultimi mesi, per varie ragioni, sono stati forieri delle peggiori manifestazioni di sessismo contro il genere femminile. Per varie ragioni: dal festival di Sanremo ai comizi politici, dagli insulti degli haters alle trivialità del Grande Fratello.
Ricordando questa carrellata di episodi meschini mi è venuta in mente una cosa che apparentemente sembra non c’entrare nulla. Chi frequenta i social conoscerà la pagina chiamata Fabiosa. Se non la conoscete, si tratta di un’agenzia media nata negli Usa che propone una raccolta di articoli, ma soprattutto video di animazione (fatti tecnicamente malissimo), che si presentano come raccontini con l’obiettivo di promuovere l’autostima, l’umanità, i valori e i buoni sentimenti. La maggior parte dei topic di Fabiosa riguarda amore e famiglia, e se guardate qualche video vi accorgerete subito di come siano fondati su cliché ben precisi, che si ripropongono in ogni storia. Nel mondo di Fabiosa, l’uomo è sempre egoista, pretenzioso, autoritario e anaffettivo, mentre la donna è dolce, remissiva, dedita alla casa e alla cura dei figli e di questi pessimi mariti. Le storie, spesso drammatiche, seguono un filo conduttore inesorabile: lui tradisce e lei perdona; lei invecchia e lui trova una più giovane e se ne va; lei si ammala e lui la lascia perché inservibile alle faccende domestiche e al sesso; lui si ammala, lei lo cura e si debilita per le fatiche da infermiera/badante/angelo del focolare e lui, appena guarito, la lascia per un’altra più smart; la coppia ha figli disabili e lui taglia la corda appioppando il fardello sulle spalle di lei.
Alternative a questo plot? Certamente: lei è un’arrivista interessata solo a denaro, lusso e divertimento, lui è un deficiente che si lascia imbambolare e viene scaricato quando all’orizzonte appare un uomo che offre più vantaggi. O ancora: lei è una mamma orribile come nella canzone “Profumi e balocchi”, trascura i figlioli, pensa solo a se stessa e sparisce senza complimenti per seguire amorazzi o sogni di carriera.
Con onestà devo aggiungere che tutti i video-racconti si concludono con la “vittoria del bene sul male” (da cui la mission disneyana di Fabiosa). Ovvero: i mariti fedifraghi e stronzi, finita la stagione degli stravizi, si ritrovano decrepiti, poveri e pazzi a rimpiangere la moglie tanto cara, ma lei nel frattempo ha incontrato il principe azzurro e quelli si attaccano al tram; le madri degeneri si beccano qualche morbo fatale e muoiono in solitudine perché col cavolo che le figlie trattate a pesci in faccia poi le assistano. 
Superfluo precisare che le donne di questo magico universo sono tra loro sempre rivali, contrapposte, contendenti per un uomo e pronte a tutto per averlo e toglierlo all'altra.
Io non so dove gli autori di Fabiosa trovino queste storie, che dicono condivise dai loro follower e dunque reali. Di certo, se superiamo il primo impatto involontariamente comico causato dalla pessima animazione e dal commento sonoro disastroso, lo scenario uomo-donna che la pagina descrive è agghiacciante.
Per me questa sgradevole sensazione è particolarmente acuta perché mi ha rammentato che questo stato di cose è lo stesso su cui ho sentito dissertare durante l’infanzia. A scuola dalle suore come nelle cene in famiglia. Quando accompagnavo mia madre a fare la spesa in qualche bottega come nelle conversazioni orecchiate tra i genitori miei e di qualche amichetta. Allora l’immagine che mi veniva trasmessa era fatta di capisaldi incrollabili nel rapporto tra i sessi. La donna deve occuparsi della casa e della famiglia – sempre, pure se lavora. L’uomo è per natura traditore e va accettato così. La donna che tradisce è una poco di buono. La madre deve essere interamente dedita ai figli, dopo di loro non esisterà altro, solo rinunce e sacrifici. La donna è accogliente, modesta, dolce e paziente: non veste in modo appariscente se moglie e madre; non ha velleità professionali o comunque se le ha sono condizionate alla famiglia.
Cose che erano ritenute fondanti MOLTI anni fa, quando io ero bambina. Ma che sono identiche a quelle che divulga Fabiosa OGGI, presumibilmente frutto di input raccolti dagli utenti social. Quindi - mi dico – da allora a oggi non è sostanzialmente cambiato nulla? O meglio: certamente è cambiato nei comportamenti, nelle possibilità e nei traguardi raggiunti dalle donne ma non nell’immaginario maschile e femminile, rimasto atavicamente immutato.
E se pure volessimo considerare Fabiosa soltanto un’americanata trash, da noi c’è persino di peggio. Il Signor Distruggere Vincenzo Maisto spulcia ogni giorno tra REALI gruppi social e chat di “pancine”, “sposine” e altri allucinanti esemplari di donne il cui progetto di vita è unicamente indossare un abito nuziale, tenerlo conservato sotto una teca sacra, partorire figli e passare il resto dell’esistenza votate a doveri coniugali che fanno schifo, cura maniacale delle case e problematiche marziane sull’educazione della sfortunata prole da loro generata. Chat che sarebbero spassose nel loro surrealismo se non fossero purtroppo VERE.
Insomma, parlare di diritti delle donne, parità, contrasto alla violenza mi sembra un discorso afono se ancora resiste questo tipo di mentalità. E’ da qui, da qui che si genera ogni sopruso, umiliazione, mancanza di rispetto verso la donna fino – sì - al femminicidio. Se non si farà, con i nostri figli maschi e le nostre figlie femmine, tabula rasa di tutto questo, le cose non cambieranno mai davvero.
Sono stata recentemente attaccata su una chat perché concordavo con una donna che aveva lasciato il marito per averlo sorpreso più volte a frequentare siti porno. Il comune sentire nella chat era piuttosto: “Suvvia, si fa molto di peggio, distruggere una famiglia per questo anche no”. Invece io dico, anche sì. Se una donna si sentisse offesa da questo agire - pur oggettivamente innocuo, eh - anche sì! Ai nostri figli e le nostre figlie dobbiamo insegnare che gli uomini NON sono tutti uguali e che per questo NON va condonato tutto, se non ci va bene.
Su un’altra chat uno scrittore, pur dichiarandosi avvezzo ai servizi domestici, sosteneva che la donna che non sa cucinare o “tenere” la casa per lui è meno femminile e ha dunque perso qualcosa di importante dell’archetipo Donna. Invece io dico che ai nostri figli e le nostre figlie dobbiamo insegnare che se a una ragazza non piace cucinare e a un ragazzo sì è una normale questione di inclinazioni e preferenze. Non si è “meno” per niente.
Concludo con una considerazione che può apparire contraddittoria. Anni fa ho pubblicato con Laurana editore un libro di biografie narrate, “10 grandi donne dietro 10 grandi uomini”: una nota firma femminile e femminista mi ha massacrata per il titolo del libro, che oggi potrebbe ricollegarsi alla vituperata frase di Amadeus sul “passo indietro”. La signora mi accusava di essere stata – proprio io, donna – nemica del mio sesso, poiché situavo le donne di cui si parlava nel libro “dietro” i loro uomini (come nella celebre locuzione che si attribuisce a Virginia Woolf, non esattamente una maschilista). Ecco, anche io come molti altri sono stata critica verso Amadeus per quella frase (peraltro molto simile al titolo del mio libro). Ma lo sono stata perché il conduttore la riferiva a una ragazza che fa la modella ed è compagna di un noto sportivo. Dunque: per quale motivo lei deve stare un passo indietro rispetto a lui? Perché donna? Perché meno talentuosa di lui? Un campione del mondo è una specie di divinità o ha compiuto gesta che hanno cambiato il corso del mondo più di quanto lo sia una bellissima e fotogenica indossatrice?
Io penso che non ci sia nulla di male a stare “un passo indietro” rispetto a qualcun altro. E che non ci sia nulla di male a cucinare e pulire per qualcuno. Anzi è una cosa meravigliosa. Ma non lo si fa perché si è donne e dovrebbe appartenere nella nostra “natura femminile”. No. Se io ho un compagno intelligente e autore di imprese importanti, ne sono fiera e sto volentieri un passo indietro perché è LUI a meritarlo. E può accadere a uomo se fosse LEI a meritarlo.
In questi giorni di grande paura credo che la parte accogliente, serena e forte delle donne sia il valore che fara' la differenza contro l’odio e la follia collettiva. Oggi, senza divisioni, invidie e attacchi reciproci, il nostro 8 marzo 2020 deve vederci insieme: pancine, casalinghe disperate, carrieriste, avventuriere, femministe. A confronto e non su barricate opposte dove un gruppo vuole impallinare l’altro per conquistare il trofeo dell’attenzione maschile.
Liberiamo noi stesse, i nostri figli e le nostre figlie dai luoghi comuni che ci imprigionano. Facciamo quadrato. Diffondiamo gentilezza e respingiamo il livore. Soprattutto, accettiamo noi per prime il diritto di ognuna di essere ciò che vuole senza per questo dover crivellare di colpi chi è diversa in un patetico quanto vano tentativo di autolegittimazione da cui si esce globalmente sconfitte come genere e perdenti come persone.
Facciamo, tutti e tutte, un passo indietro sui nostri bastioni, con umiltà.
Se le donne e gli uomini smetteranno di essere, per condanna e per natura, “tutti uguali”, avremo una possibilità di salvarci anche dal virus dell’ignoranza, quello più duro da debellare.

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